ROMA – Con il pacchetto liberalizzazioni il governo Monti ha deciso di agganciare le tariffe dell’energia ai livelli europei: finora in Italia c’è un sovrapprezzo del 30% rispetto al resto d’Europa. Per la riduzione delle nostre bollette però bisognerà aspettare e non è detto che arrivi così corposa come ci si aspetta, causa le alte imposte che paghiamo. Quelli che andranno invece da subito a pagare meno saranno i clienti “vulnerabili”, ovvero quelli propensi a passare con altro operatore.
Qualcosa comunque per smuovere il mercato dell’energia è stato fatto: con l’apertura degli stoccaggi per le imprese concorrenti dell’Eni (più drastica, si promette, di quel che si è già fatto nell’ultimo biennio con il “decreto stoccaggi”). Con i nuovi criteri di calcolo per gli adeguamenti trimestrali decisi dall’Authority energia, da agganciare seppure progressivamente ai prezzi reali spot del metano in Europa (strutturalmente calanti) e non ai contratti pluriennali “take or pay” siglati dai grandi operatori (Eni in testa) con i fornitori internazionali. E verrà velocizzata la nuova riforma dei mercati dell’energia, ovvero della borsa elettrica, che avrà presto (anche se quando non si sa) una sorella gemella in una vera borsa del gas metano, con tutta probabilità con operazioni che avverranno sotto lo stesso tetto.
La discesa “europea” dei prezzi italiani di luce, gas e benzina non sarà né semplice ne tantomeno veloce. La strada è stata imboccata, puntando l’indice sui problemi strutturali che impongono i sovrapprezzi ai consumatori finali, famiglie e imprese.
