ROMA – Il presso del caffè è salito in borsa e l’ultimo raccolto di Yirgacheffe, località etiope definibile come la ‘Bordeaux del caffè’, è stato venduto con un rincaro del 102 per cento rispetto allo scorso anno, per un valore di 3.2 dollari al chilo. Ma la via del caffè tra produzione e distribuzione è lunga, così mentre questa bevanda cara a tutto il mondo si appresta a diventare il nuovo ‘oro nero’, ed i suoi prezzi salgono, pochi sono i vantaggi che ne ricavano i coltivatori in Etiopia.
Se a Washington ha aperto il Peregrine Espresso, dove il “worka sundried Yirgacheffe Ethiopia” viene venduto a 12,55 dollari per confezioni da circa 350 grammi e dove una tazza di “Harfusa”, località vicina a Yirgacheffe, costa ben 2,75 dollari, il corrispettivo che arriva nelle tasche dei coltivatori per ogni tazza di caffè è di soli 4 o 5 centesimi.
Ma la borsa di Wall Street ha messo gli occhi su questa risorsa, che potrebbe avere dei profitti anche più elevati del petrolio, infatti anche se per i consumatori il prezzo del caffè al bar non è quasi variato, le quotazioni in borsa del caffè hanno registrato un vero boom, anche se per i braccianti che raccolgono il caffè nei campi etiopi questo ha significato un rialzo da un terzo alla metà del costo medio di una tazza di caffè al bar sotto casa, che per noi corrisponde alla metà di circa 80 centesimi di euro, mentre tutto il resto del beneficio viene assorbito dagli intermediari che agiscono tra produttore e consumatore.
Questo poiché sebbene l’Etiopia abbia registrato il “Yirgacheffe” ed altri marchi, nessuno al mondo li rispetta: essendo il paese troppo povere per poter lavorare ed etichettare la sua materia prima, l’unica soluzione per gli etiopi è continuare ad esportare la materia prima grezza rinunciando così a rivendicazioni sui propri marchi. Da lodare allora la creazione di una Commodity Exchange da parte di Eleni Gebre Mahdin, che ha portato da Addis Abeba ai villaggi i dati sugli ultimi prezzi del caffè, così che i coltivatori possano in parte tutelarsi e capire quando un intermediario offre troppo poco per il loro prodotto.