ROMA – Mentre Mario Monti invitava la Cina a investire nel nostro Paese e strappava qualche promessa di appoggio, la Bank of China diffondeva ben altri dati: la banca commerciale cinese ha pubblicato nero su bianco che nel bilancio 2011 non compariva neanche un titolo di Stato italiano. Zero. Niente dell’Italia e nemmeno dei Paesi considerati periferici dell’Europa, e quindi Spagna e Portogallo. Tutto venduto. Bank of China è sì una banca commerciale, la politica dello Stato cinese è altra cosa. Eppure quello “zero” nel bilancio di Bank of China riporta tutti con i piedi per terra.
I dati Eurostat sugli investimenti finanziari esteri ai Paesi europei parlano di una corsa al disinvestimento. Solo nel terzo trimestre 2011 dall’Italia sono stati dirotttati 47,8 miliardi di euro. Dalla Spagna 16 miliardi, dalla Francia 20 miliardi, dall’Olanda 19. Certo, nel 2012 il clima è cambiato, la fiducia sull’Italia è tornata, ma per riattivare gli investimenti il processo è lungo.
Ecco l’analisi di Maria Cannata, direttore del Tesoro per il debito pubblico: “Gli investitori americani sono ancora un po’ da coltivare, in questa fase gli acquisti sui titoli di stato italiani sono tornati soprattutto dall’Europa e un po’ dagli asiatici”. Come dire che fuori dall’Europa ancora non si fidano granché. A comprare BTp sono stati soprattutto gli italiani. “Per convincere gli investitori cinesi, l’Italia deve diventare più competitiva e dunque tornare a crescere – spiega Andy Xie ex capo economista (cinese) di Morgan Stanley e attualmente economista indipendente –. Serve flessibilità sul mercato del lavoro e un sistema giudiziario più veloce: solo allora l’Italia diventerà, agli occhi degli investitori cinesi, un Paese di successo”.
Scrive Morya Longo sul Sole 24 Ore: Discorsi simili si possono fare su tutta Europa: gli investitori asiatici e americani continuano a mostrarsi cauti. Non capiscono l’euro, i bizantinismi, le continue trattative. «Se io fossi americano o asiatico, ci penserei due volte a investire in Europa – osserva Jean-Paul Fitoussi, economista della Luiss –. Nei prossimi anni l’Europa avrà una bassa crescita economica, per cui il ritorno degli investimenti sarà ridotto». Anche se, come dimostra l’andamento dei mercati, negli ultimi mesi sta cambiando la mappa dei rischi percepiti: nel 2011 era l’Italia, con il suo maxi-debito pubblico, a preoccupare. Ora è la Spagna. E persino la virtuosa Olanda inizia a staccarsi, sui mercati, dalla Germania.
