“Il primo vero passo di modernizzazione delle relazioni sindacali lo abbiamo fatto noi, la Cisl e la Uil, con l’accordo interconfederale del gennaio 2009 – prosegue la Marcegaglia rispondendo a una domanda sulla Fiat -: i concetti dell’adattabilità e dell’esigibilità dei contratti sono stati introdotti lì. E questo non va dimenticato. Marchionne, poi, ha sollevato con vigore il problema che ogni imprenditore vive: la crudezza della globalizzazione impone cambiamenti veloci e profondi in tutti gli ambiti. Non c’è dubbio sul ruolo che Sergio ha avuto. Ora, con questo accordo, si conclude il periodo degli strappi, che alla lunga fanno male al Paese. E si apre un’ulteriore stagione di innovazione che porteremo avanti tutti insieme”. La leader degli industriali conferma poi che con il Lingotto ci sono “contatti in corso”. Ma a questi presunti contatti Marchionne sembra aver già dato il suo parere. Completamente negativo.
In serata Marcegaglia ha ribadito: “L’accordo sui contratti e le regole di rappresentanza firmato con i sindacati non può essere rimesso in discussione”. Lo ha scritto in una lettera a Marchionne, la presidente della Confindustria. ”A noi sembra che l’accordo soddisfi anche le vostre istanze, in quanto gli accordi di Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco possono facilmente rientrare nelle nuove norme pattuite”.
L’accordo sui contratti e le regole di rappresentanza firmato da Confindustria e sindacati può soddisfare anche la Fiat, ma se questa ”non ritiene utile verificarne la praticabilità” per ottenere garanzie sugli accordi già raggiunti dal gruppo a fronte della causa intentata dalla Fiom, ”non vediamo altra strada se non quella di un intervento legislativo con effetto retroattivo che, in quanto tale, non è nelle disponibilità di Confindustria”.
Ieri, 29 giugno, era stata la stessa segretaria della Cgil, Susanna Cammusso, a sottolineare che l’accordo raggiunto con Confindustria “non coprono la Fiat”, non ne ha alcun beneficio e, anzi, è stata fermata ”la deriva della destrutturazione dei contratti”.
Il punto dell’intesa che sancisce l’efficacia dei contratti collettivi aziendali con ”intese modificative” del contratto nazionale sulla disciplina della prestazione lavorativa, degli orari e dell’organizzazione del lavoro, non risponde alle richieste della Fiat. E’ per il futuro, infatti, che si affida allo strumento dei contratti aziendali la possibilità – pur non usando mai esplicitamente il termine deroghe – di indicare regole per ”aderire alle esigenze degli specifici contesti produttivi” modificando il contratto nazionale.
Lo stesso leader della Fiom, Maurizio Landini, ha sottolineato che il nodo della retroattività è centrale perché riguarda la validità degli accordi di Pomigliano, Mirafiori e della ex Bertone e quindi le garanzie richieste per applicaregli accordi che consentano di realizzare gli investimenti previsti dal Piano Fabbrica Italia.
Per Landini, il fatto che ”il tentativo di Confindustria di inserire la norma che rendeva retroattivo l’accordo è stato respinto”. Resta quindi anche aperto il problema dei ricorsi giudiziari della Fiom contro quelle intese, prima fra tutte quella che prevede la realizzazione della newco nella fabbrica campana.