Un importante passo avanti verso l’integrazione europea è stato fatto nelle prime ore di lunedì 10 maggio 2010 a Bruxelles, dove è stato messo a punto un maxi-piano di aiuti per dare stabilità all’euro contro gli attacchi degli speculatori internazionali. Gli stati europei che hanno come moneta comune l’euro, si aiuteranno a vicenda, rendendo più difficili i giochi al ribasso di personaggi come l’americano George Soros che accumulano favolose ricchezze sul tavolo della finanza globale.
Sul tavolo verde della finanza europea è stato messo un cip che vale fino a 720 miliardi di euro, se si considera l’apporto del Fondo monetario internazionale (Fmi), per blindare la zona euro dagli attacchi della speculazione ed evitare il rischio default, cioè di non essere in grado di onorare i propri debiti, per altri Paesi dopo quello corso con la Grecia. Questi i contributi al piano: 440 miliardi di euro verranno complessivamente dagli stati membri della Ue, Gran Bretagna esclusa perché non ha rinunciato alla sua valuta, la sterlina, e non fa parte dell’euro; 60 miliardi direttamente dalla Bce, la Banca centrale europea, una specie di super Banca d’Italia a livello continentale; 220 miliardi dall’Fmi: la cifra non è stata precisata, ma poiché si prevede che il Fondo intervenga con una quota pari “alla metà” dei contributi messi in campo dagli Stati membri, si arriva a quel valore. Il tutto vuol dire che quei soldi non saranno materialmente versati in una cassa comune, ma i singoli firmatari dell’accordo della notte saranno chiamati a contribuire, pro quota, via via che le emergenze si manifestino. Per ogni euro versato dagli europei, a sua volta l’Fmi ci metterà mezzo euro.
Per arrivare al piano di salvataggio preventivo ci sono volute dieci ore di negoziati tra i ministri finanziari dei paesi della Ue riuniti a Bruxelles.
A fronte dell’impegno di tutti a sostenere i più deboli, sono stati chiesti anche nuovi sacrifici a Spagna e Portogallo, i due Paesi considerati maggiormente a rischio in questa fase. L’Italia è stata lasciata fuori, anzi, dalle parole del nostro Tremonti, sembra avere giocato un ruolo importante dalla parte dei grandi, Germania e Francia.
Nelle scorse settimane c’erano state parecchie sparate da parte della stampa internazionale contro la situazione finanziaria italiana. L’Italia era stata messa nel calderone dei paesi del Sud Europa che avevano taroccato i conti pubblici per rendere possibile l’ingresso nell’Euro. Di fatto per l’Italia si prevedeva un futuro simile alla Grecia.
Nelle conclusioni dell’Ecofin, i ministri delle Finanze dei 27 accolgono con favore ed esprimono forte sostegno agli impegni presi da Portogallo e Spagna per adottare ulteriori misure per il risanamento dei loro conti pubblici quest’anno e nel 2011. Inoltre, l’Ecofin sottolinea la necessità di compiere “rapidi progressi” per regolamentare i mercati finanziari e la vigilanza, soprattutto per quanto riguarda i mercati dei derivati e il ruolo delle agenzie di rating. I ministri delle Finanze si impegnano inoltre ad approfondire l’ipotesi di introdurre una tassazione sulle transazioni finanziarie affinché anche il settore finanziario debba sostenere una parte delle conseguenze delle crisi.
Si tratta di un piano di salvataggio senza precedenti, a cui si è arrivati dopo una giornata in cui si sono susseguiti i contatti tra le varie capitali europee, con decine di bilaterali e due conference call a livello dei Paesi del G7. Anche il presidente Usa, Barack Obama, ha telefonato sia al presidente francese, Nicolas Sarkozy, sia alla cancelliera tedesca, Angela Merkel, sottolineando la necessità di una “risposta forte” da parte dell’Europa per ridare fiducia ai mercati.
Lo scudo ‘anti-speculazione’ deciso dall’Ecofin mette in campo prestiti per 60 miliardi di euro da parte della Commissione Ue, che potrà raccogliere sul mercato prestiti, offrendo come garanzia fondi del bilancio comunitario a favore dei Paesi che fossero sotto attacco speculativo ed avessero difficoltà a reperire capitali sui mercati. Nel pacchetto ci sono poi 440 miliardi che dovrebbero prendere la forma di prestiti bilaterali da parte degli Stati membri della zona dell’euro, sul modello del piano salva-Grecia.
Nel dettaglio, si prevede che la quota dell’Fmi rappresenti la metà di quella messa in campo dagli Stati membri, cioé fino a 220 miliardi. Per questo l’ammontare complessivo del fondo potrebbe arrivare fino a 720 miliardi.
Resta poi la possibilità che anche la Bce scenda in campo, decidendo di prestare soldi ai Paesi a rischio acquistando i loro titoli pubblici. Una decisione che spetta alla stessa Bce, i cui vertici sono rimasti riuniti a Basilea con i governatori centrali della Ue in attesa di notizie da Bruxelles.
Due momenti di forte tensione hanno caratterizzato l’inizio della giornata: il malore del ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble (ricoverato in ospedale) e il no di Londra al piano. Il cancelliere dello Scacchiere Alistair Darling è stato infatti molto chiaro nel dire che il Regno Unito non sarebbe venuto in soccorso di Paesi dell’euro in difficoltà, respingendo la proposta messa sul tavolo dalla Commissione Ue.
A sbloccare la situazione è stata poi la Germania, proponendo interventi per 500 miliardi di euro di cui 440 a carico solo degli Stati membri della zona euro. E con la partecipazione del Fondo monetario internazionale. I ministri delle finanze hanno anche accolto l’appello alla disciplina di bilancio e di rigore monetario lanciato venerdì notte dai leader dell’Eurozona.
La Germania in particolare ha chiesto che venissero dettagliate le condizioni alle quali devono sottostare i Paesi maggiormente a rischio, quelli che per primi potrebbero dover ricorrere al fondo. Di qui l’invito alla Spagna e al Portogallo ad adottare nuove misure per la correzione del deficit. In particolare, a Madrid e Lisbona è stata chiesta una manovra aggiuntiva pari all’1,5% del Pil quest’anno, e una pari al 2% del Pil l’anno prossimo. L’importo definitivo sarà deciso nei prossimi giorni. Ora la parola passa alle Borse, con Tokyo che ha subito risposto oggi positivamente. I ministri finanziari dei 27 si ritroveranno a Bruxelles mercoledì, insieme ai vertici della Bce e della Commissione Ue, per dare vita alla prima riunione della task force Ue che dovrà riformare il Patto di stabilità e di crescita, guidata dal presidente Ue Herman Van Rompuy.
Nel testo dell’accordo, infine, l’Ecofin si impegna ad approfondire l’ipotesi di introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie e ad accelerare la revisione delle norme e della vigilanza sul mercato dei derivati e il ruolo delle agenzie di rating.
L’accordo di Bruxelles è stato definito “Un lavoro fato bene” dal ministro italiano dell’Economia Giulio Tremonti. Tremonti ha anche annunciato che è stata anticipata a mercoledì prossimo, 12 maggio, la prima riunione della task force Ue che dovrà riformare il Patto di stabilità e di crescita, guidata dal presidente della Ue Herman Van Rompuy e composta dai ministri delle finanze di 27 e dai vertici di Commissione Ue e Bce.
Poi Tremonti ha pagato il dovuto all’insonne Berlusconi: “Fino a due ore fa hanno partecipato al negoziato anche i capi di Stato e di governo collegati telefonicamente. Alla fine è stata trovata una soluzione, soprattutto grazie al contributo di Francia, Germania e Italia. E’ stata trovata una soluzione che adesso vedremo se funzionerà con le Borse”.
Parole significative non solo per compiacere Berlusconi ma anche per mettere l’Italia dalla parte dei grandi e difenderla dall’immagine proiettata dai giornali americani che hanno accomunato l’Italia agli altri paesi dell’Europa del sud.
Il commissario Ue agli affari monetari ed economici Olli Rehn, ha commentato che la Banca centrale europea ha deciso di prendere “misure significative” per difendere la zona dell’euro e la moneta unica contro gli attacchi della speculazione: “per esempio, la Bce ha deciso di intervenire sul mercato secondario” per comprare titoli obbligazionari.
In una nota, il direttore generale dell’ Fmi, Dominique Strauss-Kahn, ha detto che il Fondo Monetario Internazionale “sostiene fortemente i passi annunciati oggi dall’Unione Europea e dalla Bce per ripristinare la fiducia e la stabilità finanziaria nell’euro area” e sottolinea come “l’attuazione di misure per riportare su una strada sostenibile i conti pubblici sono essenziali. L’Fmi giocherà la propria parte, nell’interesse della comunità internazionale, nell’affrontare le attuali sfide”: “il contributo del Fondo sarà paese per paese, attraverso la gamma di strumenti che abbiamo già a disposizione. Ci aspettiamo che la nostra assistenza finanziaria sia ampiamente proporzionata ai nostri recenti accordi europei”.