La crisi della Grecia rischia di spaccare l’Unione Europea. Lo scrive, nella sua edizione online, il quotidiano statunitense New York Times secondo cui è sceso il gelo tra la cancelliera tedesca Angela Merkel e il resto dei primi ministri europei.
L’oggetto del contrasto è la Grecia che, per la Merkel, non ha bisogno di aiuti e può risollevarsi da sola. Per la cancelliera, in realtà, la situazione è delicata: a maggio ci sono le elezioni, il Paese è indebitato e alle prese con la disoccupazione causata dalla crisi. Spendere soldi pubblici per aiutare i greci non è certo un’operazione che porta voti. Di conseguenza la Merkel ha fatto sapere che al vertice in programma giovedì “se la Grecia non chiede aiuti, la questione non verrà neppure affrontata”.
Silvio Berlusconi, però, la pensa in modo radicalmente diverso. Secondo il presidente del Consiglio italiano, infatti, “se non si aiutano i paesi europei in difficoltà, l’Unione Europea non ha ragione di esistere”.
Sulla Merkel è in pressing anche Josè Barroso, presidente della Commissione Europea. Scrive il quotidiano statunitense che la cancelliera ha rifiutato un colloquio telefonico ma Barroso non ha intenzione di mollare e sul caso Grecia ha già fatto presente che “non si può prolungare la situazione della Grecia per un periodo indefinito ed è ora di mettere a punto un piano coordinato di interventi”.
La Grecia, se non apertamente, almeno tra le righe critica la rigidità tedesca. Per il primo ministro George Papandreou, infatti, “in molti si dimenticano dell’importanza dell’Euro e di dare uno sguardo d’insieme alla politica economica europea”.
La frattura nella Ue, quindi, è visibile e anche il Fondo Monetario Internazionale sposa la linea del piano di aiuti alla Grecia. Per l’ex direttore del Fondo Flemming Larsen, infatti, è troppo pericoloso lasciare la Grecia senza aiuti. Forse è vero. Il punto è farlo capire ai tedeschi.