Niente botte piena e moglie ubriaca, ma il senso è esattamente lo stesso.Per Jacques Attali, economista ed ex consigliere di Francois Mitterrand e Nicolas Sarkozy ricorre ad una metafora per analizzare la crisi irlandese: a Dublino, spiega, “non possono continuare a credere che sia possibile avere il pane imburrato e il panetto di burro intero, devono rinunciare a essere un paradiso fiscale”.
Intervistato dal quotidiano La Stampa, Attali definisce la situazione «per niente rassicurante» e parla del salvataggio dell’Eire come di un possibile spartiacque.
Sull’efficacia delle misure di salvataggio, l’economista non si sbilancia: “Dipende. Se l’Europa decide di aiutare le banche a non fallire per consentire al governo di non aumentare le tasse è chiaro che non è la soluzione. Si salva il sistema, ma si conserva il malanno che ha creato le premesse del suo fallimento”.
Quanto alla tassa agevolata per le aziende (12.5%), per Attali rinunciare “è un passo inevitabile per archiviare la natura di paradiso fiscale dell’Irlanda”.
Attali, comunque, non si dice pessimista: “Le soluzioni esistono. Federalizzare i bilanci europei, istituire un’agenzia Ue del Tesoro ed emettere eurobond per finanziare le azioni comuni. Si può fare in fretta, è una decisione da tre minuti e mezzo. E’ modo elegante e facile. Può giovare all’Europa. Perché, va ricordato, il debito non è per definizione un’entità cattiva”.
L’economista, sulle crisi nella Ue, ha scritto un libro in cui prevede il fallimento di Grecia, Portogallo e Irlanda. Ma non si dice preoccupato perché “ci sono molti modi per fallire. Un default può essere imposto, oppure volontario. Un riscadenzamento pilotato del debito può non essere un fatto traumatico o catastrofico. Lo si è visto del caso argentino”. La premessa indispensabile per il rilancio UE, però, conclude Attali è avere “uomini di stato veri, figure capaci di essere all’altezza delle sfide”.