«Non c’è nessuna lista definita». Così il Financial Stability Board in un comunicato ha commentato la notizia, pubblicata dal Financial Times, in cui si riferisce di un elenco stilato dalle authority nazionali per il Financial Stability Board allo scopo di indicare le grandi istituzioni finanziarie che, se si trovassero in difficoltà, comporterebbero un “rischio sistemico”. Una lista che, secondo il New York Times, insieme a colossi del calibro di Goldman Sachs, Citigroup o Deutsche Bank, comprende anche le italiane Intesa Sanpaolo e UniCredit.
L’organismo internazionale guidato dal governatore della Banca d’Italia Mario Draghi sta studiando forme di supervisione sovranazionale dei mercati. Organismi in grado di coordinare le autorità nazionali nel lavoro di vigilanza dei mercati, al fine di prevenire lo scoppio di un’altra crisi finanziaria. Parallelamente il Fsb intende sentire i vertici delle maggiori banche e assicurazioni del mondo (quelli presenti nella lista). A loro, scrive il Financial Times, verrà chiesto di stilare una sorta di «piano d’emergenza»: una serie di misure da mettere in atto nel caso si verifichi un’altra crisi.
Successivamente il Financial Stability Board ha chiarito questo aspetto. E, in una nota, martedì ha segnalato che intende richiedere alle principali istituzioni finanziarie mondiali di dotarsi di un «collegio di supervisione». «Già nel 2008 – precisa il Fsb – abbiamo stilato un elenco di società che a nostro parere dovrebbero dotarsi di questo strumento. Ma è una lista che è soggetta a cambiamenti e non corrisponde a quella pubblicata dal Financial Times».
Nella lista pubblicata dal quotidiano finanziario ci sono 30 grossi nomi della finanza. Banche e assicurazioni cosiddette «too big to fail», troppo grandi per fallire. Colossi il cui fallimento, al pari della banca americana Lehman Brothers, potrebbe avere un impatto pesante sulla stabilità dei mercati. Situazioni che il Fsb intende prevenire.
Tra le banche, oltre alle già citate Unicredit e Intesa Sanpaolo, ci sono le americane Goldman Sachs, Citigroup, JpMorgan e Bank of America; la canadese Royal Bank of Canada; le britanniche Hsbc, Barclays, Royal Bank of Scotland e Standard Chartered; le svizzere Ubs e Credit Suisse; le francesi Societè Generale e Bnp Paribas; le spagnole Banco Santander e Bbva; le giapponesi Mizuh, Sumitomo Mitsui, Nomura e Mitsubishi UFJ; la tedesca Deutsche Bank e l’olandese Ing. Tra le assicurazioni invece ci sono Axa, Aegon, Allianz, Aviva, Zurich e Swiss Re.