DETROIT – Marchionne si sente tradito, amareggiato dalla condotta di Bob King, suo interlocutore sindacale a Detroit, a capo dei metalmeccanici Usa della UAW. King non si è presentato al tavolo della firma, ha cancellato due anni di pacifica collaborazione, ha sferrato un colpo alla gestione “americana” dei rapporti di fabbrica. Erano d’accordo per firmare entro la mezzanotte di giovedì, le sei del mattino in Italia. Ma ad aspettarlo a Detroit, dove si era precipitato da Francoforte, Marchionne ha trovato una sedia vuota.
Il manager italiano lo accusa di non tenere nel dovuto rispetto i lavoratori della Chrysler. Il fatto è che King sta spuntando accordi migliori con Ford e General Motors. Sul contratto con Chrysler, la più piccola delle tre sorelle dell’auto americana superstiti, seguirà l’esito di quelle trattative. Se otterrà maggiori benefits e aumenti salariali di due dollari l’ora per i neo-assunti, con una qualche condivisone dei profitti eventuali, è più che probabile che lo farà valere nella vertenza con Fiat-Chrysler. Vertenza, che brutta parola! Marchionne pensava di essersi lasciato alle spalle, cioè in Italia, faticose trattative, compromessi, tattiche levantine ecc.. Coltivava il sogno di una nuova era nei rapporti sindacali, secondo la quale le controparti “non aprono mai delle vertenze ma si rimettono a qualche forma di arbitraggio”, come sostiene l’economista Luciano Gallino.
“Ora che la Chrysler fa affari, giustamente, il mio collega chiede il conto”: questa è il commento di Raffaele Bonanni, che semplificando un po’, avvicina la sua figura a quella del leader della UAW. Come lui ha tenuto duro per salvare i 23 mila posti di lavoro di Detroit firmando tutto quello che c’era da firmare, bevendo tutto di un fiato il calice offerto da Obama. Temiamo che il paragone finisca qui. Il governo italiano, mediatore fantasma più che ombra nelle vertenze sui contratti di Termini, Pomigliano ecc.., non ha mai avuto la stesso approccio del presidente Usa, per il quale il salvataggio dell’occupazione in Michigan rappresentava una ragione sociale del suo mandato e di un’eventuale ricandidatura. Il mercato Usa subirà un restringimento delle vendite, ma King, che fa il sindacalista, sta chiedendo il conto, in termini di soldi in busta paga. Bonanni si appresta a seguirlo?
