ROMA – Mario Draghi lo ha ripetuto ancora stamattina ai leader europei: sul fondo salva stati (Efsf) fate presto, “dove è l’applicazione di queste decisioni di ampio respiro?” L’economia si indebolirà in gran parte delle economie avanzate e in Eurozona si concentrano i rischi più alti: anche per questo motivo la Bce ha tagliato i tassi. A tre settimane dal prossimo vertice europeo, però, i termini per una via di uscita dall’emergenza non sono stati ancora trovati. Tutti si aspettano che Angela Merkel si decida ad appoggiare un intervento massiccio della Banca Centrale europea, o di un braccio operativo analogo, per soccorrere i debiti sovrani sofferenti e fornire una garanzia di ultima istanza per la loro solvibilità.
Dai giornali inglesi filtrano notizie di dossier segreti preparati a Berlino per la costituzione di un Fondo Monetario europeo che recepisca i compiti descritti, ma in cambio di una significativa cessione di sovranità nelle politiche economiche dei singoli stati e regole più vincolanti di controllo sui bilanci nazionali. Per quanto riservato, il documento non fa altro che ribadire la posizione pubblica, trasparente del Commissario Europeo Barroso: la mano dell’Europa interviene nelle leggi nazionali, in cambio la Bce fa da garante sul debito. E Berlino non è un mistero che spinga per una riforma dei Trattati per raggiungere lo scopo.
La novità dirompente che potrebbe minare le certezze su cui si fonda attualmente l’asse franco-tedesco, ritenuto, a torto o a ragione, il motore delle decisioni economiche continentali, è il progressivo aumentare dello spread del debito sovrano francese. Attualmente il differenziale tra i titoli di stato di Parigi è attestato a quota 200 rispetto al bund tedesco. Ma lo spread che cresceva poco ma costantemente, arrivato a questa soglia critica, inizia a correre: a quota 300 anche la Francia dovrebbe trovare uno scudo che faccia da garante alla sua solvibilità. A quel punto Berlino potrebbe essere tentata dal dividere l’Europa in due fasce e rendere la Bce garanzia di ultima istanza solo per i paesi della prima fascia, quelli attualmente da tripla A, Francia, Austria, Belgio, Germania. Ma una soluzione del genere non solo è impraticabile ma segnerebbe il fallimento del sogno europeo.
Il discorso per ora ruota sempre sul ruolo del fondo salva stati. I tedeschi sono contrari per principio al fatto che diventi prestatore di ultima istanza. Anche Draghi non è favorevole all’idea che sulle spalle della sola Bce sia affidata la soluzione dei problemi. Parigi, tuttavia, spinge perché il fondo si doti di licenza bancaria, in modo da agire più liberamente e soprattutto on time per contrastare gli attacchi speculativi. Alla fine potrebbe prevalere un compromesso, per salvare autonomia e imparzialità della Bce, che non può trasformarsi nel bancomat degli stati in sofferenza. Il piano prevederebbe il conferimento al Fmi del ruolo di prestatore di ultima istanza e la guida dei maxi-salvataggi. Con quali soldi? Con un finanziamento della Bce, aggirando il divieto di mutarne i regolamenti.