In molti ritengono che il Bud Spencer della finanza mirasse né più né meno a sostituire il banchiere di Marino nel palazzo di piazza Duca degli Abruzzi a Trieste. Forse ha quindi dovuto inghiottire amaro quando è stato scelto per la prestigiosa poltrona Gabriele Galateri di Genola. Ma il banchiere residente a Pozzolo Formigaro (Alessandria) non è uomo da perdersi d’animo: se quello era il suo obiettivo (ma secondo alcuni punterebbe invece sulla presidenza di Mediobanca) ci riproverà, e fra non molto. In fin dei conti la sua rete di amicizie politiche e imprenditoriali non è seconda a nessuno e soprattutto è trasversale quanto basta per tentare qualsivoglia impresa, benché le sue concrete prove in campo politico si siano realizzate sotto l’egida della Dc prima e della Margherita poi.
Negli anni ’70 andò a lezione dai più stretti collaboratori di Carlo Donat Cattin, allora ministro ma soprattutto ras piemontese di primissima grandezza. Gli spiegarono che se voleva contare doveva portare voti, avere un suo feudo. Così si fece “camionista”. Autotrasportatore non solo e non tanto perché indubbiamente ne possiede il “phisique du rôle” ma soprattutto perché, dopo aver iniziato come socio in un’impresa del settore, con rapida scalata salì al vertice della Federazione nazionale degli autotrasportatori. In altre parole, è diventato l’uomo in grado di bloccare i tir e quindi l’Italia. Insomma “Pallenzona”, come è soprannominato, è un camionista che non è mai stato al volante di un camion ma ha guidato la categoria dei padroni e padroncini ed è tuttora presidente di Conftrasporto e di una grande società di servizi per l’autotrasporto.
Nella sua attività di sindacalista gli ha senz’altro giovato la sua capacità di maneggiare codici e pandette, scienza appresa all’Università di Pavia dove incontrò un giovane assistente, tal Giulio Tremonti, con cui ha mantenuto ottimi rapporti. In politica non ha mai occupato ruoli nazionali ma quelli locali gli hanno dato grandi soddisfazioni. E’ infatti proprio nella sua qualità di presidente della Provincia di Alessandria che si è nominato rappresentante della Provincia stessa nel consiglio della Fondazione Crt è ha potuto così iniziare la sua folgorante carriera di banchiere. Beninteso, la spregiudicata manovra avrebbe incontrato probabilmente qualche ostacolo in più se non fosse stata supportata da un’amicizia importante, quella con i Gavio, potentissimi costruttori e imprenditori del ramo trasporti, che nell’Alessandrino dettano legge. E che simpatizzarono subito con quell’omone di Novi che si batteva da par suo per nuove autostrade, tratte ferroviarie ad alta velocità, strutture portuali e retroportuali (a Genova) e via elencando.
In anni meno lontani le sue passioni infrastrutturali – ma ormai anche il suo ruolo di banchiere approdato in piazza Cordusio e nel salotto buono di Mediobanca – portarono Palenzona ai vertici dell’Aiscat (concessionari di autostrade), di Assoaeroporti, di Aeroporti di Roma, e lo legarono a doppio filo con Salvatore Ligresti (recentemente “salvato” da Unicredit) e i Benetton (entrò nel cda di Schemaventotto). Da superlobbista dei trasporti il Nostro ha ottenuto a più riprese aumenti delle tariffe autostradali e aeroportuali per fare investimenti e, incidentalmente, risanare i bilanci disastrati di AdR (Benetton, Mediobanca, Ligresti, ecc.).