In una tal girandola di incarichi, iniziative, amicizie prese e lasciate (fra gli altri con l’ex governatore Antonio Fazio, il pidiellino ligure Luigi Grillo, l’ex boss di Autostrade Giancarlo Elia Valori e soprattutto quella tutt’ora in auge con un potente in servizio permanente effettivo, Francesco Gaetano Caltagirone), il Cavaliere del lavoro (2004) Palenzona non poteva non incappare in qualche fastidiosa disavventura. Come quando l’ex capo della Popolare di Lodi, Gianpiero Fiorani, finito nei guai giudiziari a tutti noti, disse ai magistrati di aver versato al Camionista una tangente di un paio di milioni, a quanto pare per favorire la vendita della Iccri (Unicredit) alla “sua” Popolare. Palenzona negò con veemenza, ma la vicenda non si è ancora chiusa e langue tra rogatorie e i numerosi conti monegaschi dai nomi musicali (Chopin) che fanno capo alla famiglia del novese.
A inizio marzo, poi, il braccio destro di P. (nonché imparentato), Roberto Mercuri, è finito agli arresti domiciliari per una presunta truffa multimilionaria sui finanziamenti Ue, attuata anche tramite una società, la Global Wood Holding, di cui Palenzona è stato presidente fra 2008 e 2009. Ancora, fa discutere il provvisorio salvataggio della società immobiliare Norman 95, nella qualle il Nostro sarebbe “coinvolto in prima persona” (“L’Espresso” del 7 aprile 2011), ad opera della Cassa di Alessandria, di un’altra società controllata dalla Fondazione Crt, e di Vittorio Farina, proprietario della grande industria tipografica Ilte (dove ha un ruolo importante Luigi Bisignani). Se l’influenza di Palenzona sulle prime due salvatrici è fuori discussione, quanto alla Ilte basti aggiungere che il suo capitale è depositato tutto in garanzia presso Unicredit.
Origini provinciali, quasi contadine (“sono uno di campagna, mi devono sempre fare gli esami del sangue”, ha scherzato tempo fa P.), vastissima rete di amicizie politiche e imprenditoriali, presenza in innumerevoli consigli di amministrazione, qualche grana giudiziaria e ambizioni smisurate: di Cesare Geronzi da Marino e di Fabrizio Palenzona da Pozzolo Formigaro si potrebbero facilmente scrivere le “Vite parallelle”. Resta da vedere se il più giovane pezzo da 90 della finanza riuscirà a raggiungere le medesime vette conquistate dall’ottavo re di Roma (presidenza di Mediobanca e di Generali). Essendo nato in una cittadina che ha dato i natali a Girardengo e Coppi, nelle scalate è senz’altro favorito. E soprattutto resta da vedere se, raggiunte le alte mete, riuscirà a rimanere in sella un po’ più a lungo del banchiere laziale.