ROMA-Fiamme ad Atene che guizzano fin quasi a bruciarci il sedere. Ma nessuno o quasi si impressiona, nessuno o quasi almeno sposta le terga, anzi molti, moltissimi esigono ed invitano a incollarsi più stretti alla sedia che scotta. E fuochi d’artificio a Pontida, spettacolo pirotecnico annunciato su cui tutti puntano gli occhi, più o meno a bocca aperta. Fuochi che fanno rumore e subito si spengono, fuochi di scena. Ma attesi e narrati come fossero insieme l’Apocalisse e la Palingenesi. E’ lo strabico week-end italiano, il fine settimana dei fischi per fiaschi.
Fiamme ad Atene, fiamme che possono bruciare i soldi. I nostri soldi, anche a volersene fregare dei greci. La Grecia ha una crisi di “debito”, cioè non ha i soldi per pagare i suoi creditori. Disinteressiamoci pure dell’eventualità non possa pagare stipendi e pensioni e servizi sociali ai greci, caliamo sulla sorte dei greci ancor più del ghiaccio di Berlino, lasciamoli in ipotesi al loro destino di bancarotta finanziaria e sociale. Se vi va, aggiungiamoci pure un “ben gli sta”. Evadono il fisco, sfondano e truccano i conti pubblici, hanno un’economia sommersa pari a un quarto del Pil, una Pubblica Amministrazione inefficiente e dipendenti inamovibili nella Pubblica Amministrazione, salari medi sganciati dalla produttività , privatizzano aziende senza liberalizzare l’economia, esportano i soldi all’estero? Anche se ricorda qualcosa, facciamo finta di non ricordare, peggio per loro, peggio per i greci. Però quelli che hanno in tasca i titoli di Stato greci, quegli impegni a pagare che rischiano grosso di diventar carta straccia, sono le banche tedesche, francesi e anche, in misura minore, le banche italiane.
E che succede se le banche europee si ritrovano con decine di miliardi di carta straccia in bilancio? Nessuno lo sa. E comunque affari loro, affari delle banche. Se non fosse che le banche europee, l’intero sistema finanziario è tutt’uno con gli Stati europei. Per chi se ne fosse scordato l’ha ricordato appena ieri la Bce. Se vanno a bagno le banche, sono gli Stati che “devono” coprire se non vogliono trovarsi con la gente che corre a ritirare i conti correnti. L’ultima volta che è fallita una banca, Lehmann Brothers negli Usa, l’effetto onda, il contagio è costato tre anni di crisi economica, milioni di disoccupati, cadute del reddito e del Pil. Negli Usa e in tutta Europa. Che succede se fallisce la “banca” greca? Nessuno lo sa.
Fiamme che scoppiettano e avanzano già quasi sull’uscio di casa. Dovremmo preparare i secchi, studiare quali “secchi” e chi e come li getta sul fuoco. La Bce ci dice che banche e Stati sono “non stabili”. E’ come se dicesse che “non stabili” sono le banconote che hai nel portafoglio. A noi italiani, al nostro governo la Bce chiede subito la manovra da quaranta miliardi entro il 2014. Ci chiede come e dove taglieremo quel 2,3 per cento di spesa pubblica. E’ il nostro “secchio”, la nostra acqua per spegnere, la nostra linea e porta tagliafuoco. Ce lo chiede mentre il nostro premier si gingilla con l’idea di lasciar perdere e avanzare l’incendio fino al 2016. Non sa quel che dice Berlusconi. Queste sono le fiamme, concrete e vivide.
Ma noi attendiamo i fuochi d’artificio. A Pontida la Lega di Bossi chiederà i Ministeri al Nord, la fine dei bombardamenti sulla Libia in poche settimane, la libertà per i Comuni di spendere anche fuori e oltre il patto di stabilità . Guardiamo a Pontida, ai suoi effetti speciali, al tono di Bossi se e quando dirà di Berlusconi, al mugugno o al fischio o all’estasi plaudente del pubblico del pratone padano. Guardiamo al “botto finale”, alla Lega che forse chiede di annunciare la riforma fiscale, cioè il meno tasse oggi e subito, a giugno. E poi, solo poi e casomai, la manovra di taglio alla spesa ad ottobre. Non solo guardiamo l’albero e non vediamo la foresta, la foresta cammina, ci viene addosso e noi siamo ipnotizzati a guardare che brezza spira tra i rami dell’albero del giardino di casa.
Dovremmo mettere in piedi una riforma fiscale mai vista, qualcosa che tocca le esenzioni e le relative lobby. Qualcosa che taglia le leggi che qua e là hanno reso legale l’evasione. E ci inventiamo si possa fare in un Parlamento dove il governo si regge sui “Responsabili” che sono gli angeli tutelari delle corporazioni. Si possa fare con un premier disperato alla caccia di voti. Con una opposizione premiata dal voto che promette e sogna tutto si risolverà colpendo i “grandi patrimoni”.
Fuochi d’artificio che subito svaniscono non solo a Pontida. Bossi che “molla” Berlusconi. E per far cosa, andar dove: sostenere un governo del rigore dei conti pubblici insieme alla sinistra senza Vendola e Di Pietro? Fuoco finto, se mai si è acceso. Tassazione della rendita finanziaria! Se escludi i titoli di Stato, il risparmio delle famiglie, ne tiri fuori neanche un miliardo di gettito. Ma molto più in là la proposta della sinistra non va. Fuoco d’artificio lo schifo che Brunetta prova per il precario della Pubblica Amministrazione che si fa militante organizzato della protesta. Schifo che assume la forma della malmostosità da zitella della politica più che della chiacchiera da bar: “Vadano a scaricar cassette al mercato…è gente romana”. Il collega di partito Stracquadanio fa partire altra luminaria: “La sinistra è forte sul web perché i dipendenti pubblici fancazzisti stanno sempre al computer invece di lavorare”. Fuochi d’artificio di rimando, da Vendola arriva non solo il legittimo e scorato stupore per queste performance, arriva anche la stella filante nel cielo del posto sicuro e subito per tutti i precari.
Delle fiamme, quelle vere, ce ne freghiamo pensando siano fuochi di cartapesta. Dei fuochi d’artificio viviamo, sobbalzando perfino in hoo di ammirazione, sorpresa, stupore, attesa. Uno strabico week-end italiano, uno dei tanti, uno dei peggio.
