TORINO – Gli azionisti Fiat danno il via libera alla fusione con Chrysler: nasce Fca – Fiat Chrysler Automobiles che diventerà la nuova holding del gruppo con sede legale in Olanda e domicilio fiscale a Londra, quotazione a New York e al mercato telematico di Milano.
All’assemblea straordinaria al Lingotto – l’ultima in Italia – partecipa poco più del 50% del capitale: vota a favore l’84% dei presenti, mentre i contrari sono il 15%. “Non stiamo lasciando l’Italia, siamo sempre qui. Continueremo a essere protagonisti”, spiegano il presidente John Elkann e l’amministratore delegato Sergio Marchionne.
Elkann assicura l’impegno suo personale e della famiglia Agnelli a sostegno di Fca e ai torinesi, che perdono un simbolo, dice: “Sorridiamo, è un grandissimo giorno”. Ottimista Marchionne: “Grazie all’intenso lavoro degli ultimi cinque anni, ora siamo pronti a compiere il salto di qualità. Non ci accontentiamo di essere mediocri, questa è una azienda che può e deve puntare in alto”.
Sulla strada della fusione c’è ancora un ostacolo: il diritto di recesso concesso a soci e creditori dal codice civile. Se l’esercizio di tale diritto comporterà un costo superiore ai 500 milioni per Fiat, l’operazione potrebbe subire uno stop. “Non sarebbe un fallimento, siamo fiduciosi” ha detto Elkann. “Se dovesse accadere riproporremmo l’operazione in un momento più favorevole”, osserva Marchionne che spiega i rischi per chi dovesse recedere. A Piazza Affari è una giornata pesante per il titolo del Lingotto che perde l’1,86% a 7,1 euro.
Tra i capitoli aperti quello delle alleanze. Vendere Fca ai tedeschi? “Mai. Abbiamo messo una vita intera per creare questa realtà”, taglia corto Marchionne che, a proposito delle voci su accordi con la casa di Wolfsburg e con Psa, scherza: “Io non comprerei né una Volkswagen né una Peugeot, solo vetture del gruppo”. C’è poi il fronte ricapitalizzazione: il debito resta alto e l’ipotesi è sul tappeto. “La decisione spetta al consiglio di amministrazione, spero entro ottobre. Io non la farei”, dice l’a.d Fiat che sottolinea lo stato di salute del gruppo dimostrato anche dal balzo del 20% delle vendite Chrysler a luglio.
“Sono piuttosto tranquillo visto che in cassa abbiamo 22 miliardi, il fabbisogno del gruppo è limitato”. Marchionne, che boccia l’ipotesi incentivi all’acquisto di auto (“drogano il mercato”) e invita il premier Matteo Renzi “ad andare avanti senza guardare in faccia nessuno”, conferma anche l’impegno a fare rientrare tutti i dipendenti ancora in cassa integrazione. E sulle fabbriche dà un messaggio positivo: “Stiamo attrezzando Mirafiori per produrre il suv Maserati Levante. Dovrà uscire a fine 2015. A Cassino procedono i lavori di ristrutturazione, inizieremo una nuova produzione, non vi dico di cosa”.
La strategia che punta sui modelli premium porta buoni risultati e ci sarà il rilancio di Alfa Romeo. “Lunga e buona vita ad Fca, patrimonio comune di lavoratori e impresa”, commenta Rocco Palombella, numero uno Uilm, mentre per l’Ugl “si farà festa solo quando anche l’ultimo lavoratore in cig verrà riassorbito nei siti di produzione”. “Ci aspettiamo che a settembre gli interventi sugli stabilimenti siano operativi”, aggiunge Ferdinando Uliano, segretario Fim. Per il sindaco di Torino, Piero Fassino, “inizia un nuovo cammino che darà linfa a una grande storia che ha segnato lo sviluppo dell’Italia”. Nel capitale Fiat spunta People’s Bank of China con il 2%: “E’ la conferma di come Fca sia in grado di attirare investitori da tutto il mondo”, commenta Elkann.
Nel futuro cda quando la fusione sarà operativa non ci sarà Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Ferrari. Tra i nuovi ingressi quello di Ermenegildo Zegna e Valerie Mars della famiglia americana che controlla la nota azienda di cioccolato. Le prossime assemblee si terranno in Olanda ma agli azionisti che si lamentano e chiedono voli charter Elkann spiega che sarà possibile seguire i lavori in streaming dal sito.