Il nuovo modello produttivo che Sergio Marchionne vuole per gli stabilimenti italiani della Fiat ha il suo cardine nei 18 turni rispetto ai 10 o ai 15 attuali. L’obiettivo dell’azienda è aumentare il livello di produzione, che quasi raddoppierebbe, con un conseguente incremento dell’occupazione.
Primo banco di prova è il negoziato già aperto nello stabilimento campano di Pomigliano, in vista della produzione della nuova Panda. Una trattativa non facile sulla quale si sono già registrate molte difficoltà , con l’opposizione della Fiom. La proposta per Pomigliano – oltre ai 18 turni – prevede anche 80 ore annuali di straordinario obbligatorie, lo spostamento della pausa mensa a fine turno, la riduzione delle pause sulle linee meccanizzate dagli attuali 40 a 30 minuti, il recupero delle fermate tecniche.
I 18 turni sono previsti dal contratto nazionale dei metalmeccanici, purché la settimana di lavoro sia per ogni lavoratore al massimo di 40 ore e ci sia un giorno di riposo oltre alla domenica. Gli operai dello stabilimento Fiat di Melfi li hanno accettati quando è nata la fabbrica, ma qualche anno fa, dopo una serie di scioperi, hanno ottenuto il passaggio a 17 turni. Prima della crisi i 18 turni sono stati utilizzati per gli oltre 800 dipendenti delle ex Meccaniche di Mirafiori e alla Fma e a Termoli.
Nel resto di Mirafiori, a Cassino, a Pomigliano e a Termini Imerese si lavora dieci turni (due per cinque giorni), alla Sevel come oggi a Melfi 15 (tre per cinque giorni). I diciotto turni, utilizzati negli stabilimenti a ciclo continuo come quelli siderurgici, consentono un maggiore utilizzo degli impianti che lavorano ininterrottamente per sei giorni. Gli operai continueranno a fare 37 ore e mezza alla settimana, ma non più dal lunedì al venerdì come oggi. Quando lavorano il sabato fanno un giorno di riposo, oltre alla domenica, a scorrimento nel corso della settimana. Una settimana ogni tre vanno in fabbrica di notte.