”Il fisco deve cambiare: niente pagamenti se il contribuente ha ragione”: è il titolo di un intervento sul Corriere della Sera del direttore dell’ Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, che replica al lettore che ieri, sullo stesso quotidiano, aveva lamentato l’ ingiunzione di pagamento nonostante il ricorso vinto contro il fisco.
”La lettera – scrive Befera – richiede due considerazioni: una di diritto e l’ altra di fatto. Sul piano del diritto, ricordo che l’ordinamento italiano prevede un principio generale in base al quale la parte vincitrice ha l’onere di notificare la sentenza a quella soccombente. L’ applicazione di questa norma non ha creato problemi fino a quando l’attività di riscossione delle imposte, prima della riforma del 2005 che l’ha ricondotta in mano pubblica, funzionava malamente. Basti pensare che per 100 euro che l’ente impositore iscriveva a ruolo, gli ex esattori non riuscivano a riscuoterne più di tre e, oltretutto, in tempi estremamente lunghi”.
Il ritorno della riscossione sotto l’ombrello pubblico (2005), ricorda Befera, ”ha reso più efficiente e rapido il sistema, ma può far sì che, se la sentenza non viene notificata, o viene notificata in ritardo, l’agente della riscossione proceda comunque con l’attività di recupero non avendone notizia. Proprio per questo motivo – fa sapere il direttore delle Entrate – è ora allo studio una modifica normativa che consenta il blocco immediato dell’ attività di riscossione in caso di sentenza favorevole al contribuente. Da maggio dello scorso anno, inoltre, Equitalia, per ovviare a questo problema, ha disposto che per bloccare le procedure di riscossione è sufficiente che il contribuente presenti ai suoi uffici una dichiarazione in cui asserisce e documenta di aver ottenuto una sentenza a lui favorevole”.
