ROMA – Notte passata e dimissioni alle spalle, Cesare Geronzi commenta il suo addio a Generali, mentre si rincorrono le voci sull’arrivo di Gabriele Galateri al Leone alato. Per lui il nuovo che avanza è formato ”da una gioventù anziana” dalla quale non c’è da aspettarsi un granché.
Lo dice in un breve colloquio con il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli. Geronzi, scrive il direttore del quotidiano di via Solferino, ricorda che le Generali sono state sempre terreno di battaglie aspre per i presidenti di carattere che hanno voluto svolgere il loro ruolo.
E al contrario, un’oasi per quelle di campanello o per vanesi parrain d’Oltralpe. E fa l’esempio del 2001 e della, riporta sempre De Bortoli, inusuale decisione della Banca d’Italia, azionista delle Generali, e del governatore Antonio Fazio, amico per anni dell’ex numero uno di Capitalia, di astenersi nell’assemblea che portò alla sostituzione di Alfonso Desiata con Gianfranco Gutty.
”Il destino dei presidenti che, come me, hanno cercato di capire le cose”. Ma se è vero che Generali coagulano interessi, e, sottolinea, molti troppi conflitti di interesse, e che gli scontri fanno parte della storia della compagnia, ”diciamo che non potevo accettare che scendessero a livelli cosi’ beceri. Non ho voluto scrivere una delle pagine più brutte della storia dell’establishment italiano”. Ricordando le decisioni prese nella sua breve esperienza da assicuratore, alla fine commenta: la verità è che la compagnia è eterodiretta. Tutto finito? ”No, non è ancora stato scritto il capitolo finale”.