ROMA – Dopo il suo addio a Generali, Cesare Geronzi si è aggiudicato la liquidazione più alta del 2011. Secondo le stime riportate da Gianni Dragoni sul Sole 24 Ore, con i suoi 16, 65 milioni di euro di buonuscita il banchiere romano supera Roberto Colainno, Franco Bernabè e Matteo Arpe nella classifica degli addii d’oro.
Ma di quei 48mila euro lordi guadagnati in ognuno dei suoi 347 giorni – sabati e festivi compresi – incassati in qualità di presidente del Leone, quante tasse pagherà? Se lo chiede sempre il Sole 24 Ore, che in un altro articolo a firma di Antonio Criscione prova a dare una risposta.
La notorietà di un reddito non sempre giova al suo detentore. Così, sottolinea il Sole, le notizie di buonuscite milionarie, se pesano sui bilanci delle imprese, fanno felice gli uffici finanziari che passano all’incasso. E questo potrebbe essere il caso della liquidazione di Geronzi.
Nel caso in cui l’indennità dell’ex numero uno di Generali sia stata erogata nella veste di dirigente andrà sottoposta a tassazione separata con le regole del Tfr e senza contributi. Se invece l’indennità è stata erogata nella veste di amministratore si applica la tassazione ordinaria, ovvero al 43 per cento più addizionale Irpef. Si dovrebbe trattare di una indennità di fine mandato assoggettata a tassazione separata. L’indennità dovrebbe essere stata prevista da un atto con data precedente alla nomina di Geronzi a Presidente delle Generali.
Un’altra ipotesi, scrive Criscione, è che quella di Geronzi sia un’indennità percepita in seguito a provvedimenti dell’autorità giudiziaria o di transazioni relativi alla risoluzione del rapporto. E quindi tassazione separata. In questo caso l’imposta è determinata applicando all’ammontare percepito l’aliquota corrispondente alla metà del reddito totale netto del contribuente nel biennio anteriore all’anno in cui è nato il diritto alla loro percezione vale a dire, per alcune tipologie di redditi, all’anno in cui sono percepiti.
Nel caso di Geronzi, che aveva già un compenso milionario nel 2010, scatteranno le aliquote massime, per la quasi totalità tassate all’aliquota del 43 per cento. Non si pensi però che la tassa verrà pagata in contanti. Probabile, invece, che venga corrisposta in parte in denaro e in parte in strumenti finanziari.