ROMA – Aumentano i controlli fiscali sui conti correnti, negli ultimi due anni sono cresciuti del 34,2%: il Fisco in sostanza controlla le spese dei cittadini, confronta con quanto dichiarato e se tutto corrisponde nessun problema. Già , ma secondo quanto scrive il Sole 24 Ore, chi riceve un controllo del Fisco non dispone di armi “pari”, soprattutto se al vaglio ci sono prelievi di denaro contante: spesso capita che le Fiamme gialle chiedano giustificazioni che il correntista non è in grado di fornire.
Scrive il Sole: “In base all’articolo 32 del Dpr 600/73, ai fini delle imposte sui redditi, i dati e gli elementi relativi ai rapporti e alle operazioni acquisiti e rilevati durante le indagini finanziarie sono posti a base delle rettifiche e degli accertamenti se il contribuente non dimostra che ne ha tenuto conto per la determinazione dell’imponibile o che non hanno rilevanza. Allo stesso modo, anche i prelievi o gli importi riscossi nell’ambito degli stessi rapporti o operazioni vengono considerati come ricavi o compensi e utilizzati in sede di rettifica, se il contribuente non ne indica il soggetto beneficiario e sempre che non risultino dalle scritture contabili. In sostanza (come chiarito dalla circolare 32/E del 2006 dell’Agenzia), l’onere probatorio si ritiene assolto: e per i versamenti, se si dimostra l’avvenuta considerazione ai fini della determinazione del reddito o che si trattava di somme non tassabili; r per i prelievi, se il contribuente indica il beneficiario degli importi riscossi o, in alternativa, risultano dalle scritture contabili. Ai fini Iva, l’articolo 52 del Dpr 633/72 prevede, con riferimento tanto ai versamenti che ai prelievi, che sono posti a base delle rettifiche se il contribuente non dimostra che ne ha tenuto conto nelle dichiarazioni o che non si riferiscono a operazioni imponibili“.
Inoltre, la circolare 32/E/06 chiarisce ulteriormente l’onere probatorio in capo al contribuente (paragrafo 4.4.):
– il contribuente sottoposto a controllo potrà fornire a seconda dei diversi ambiti impositivi la dimostrazione sull’irrilevanza ai fini impositivi dei movimenti finanziari acquisiti (il riferimento è ai versamenti);
– l’indicazione dei soggetti effettivamente beneficiari dei prelievi;
– l’annotazione dei movimenti nelle scritture contabili o in dichiarazione.
Ma, spiega ancora il quotidiano economico, nonostante la circolare gli uffici del Fisco spesso non considerano risolta la questione con la semplice indicazione dei soggetti beneficiari dei prelievi: “Di norma infatti viene richiesto di documentare la giustificazione dei prelievi che, per gli importi in contanti, è pressoché impossibile, soprattutto poi a distanza di tempo“.
