I risultati di un sondaggio, eseguito dall’istituto Ipsos per conto del Sole 24 Ore e pubblicato il 30 dicembre 2011, sono un’altra campana dal suono un po’ stonato per il governo guidato da Mario Monti. Anche se il giornale ovviamente legato, se non altro per ragioni territoriali, al mondo di riferimento di Monti, non ha messo in particolare evidenza nell’articolo gli aspetti più fastidiosi, il titolo è abbastanza negativo: “Sì al governo Monti da metà delle imprese ma il futuro preoccupa”, il che vuole dire che l’altra metà dice no”. Fanno riscontro i due sommari, che, per quanto ammorbiditi, sono spigolosi assai:; “Sulla manovra prevalgono i giudizi negativi”; “Per il 70% degli imprenditori «il peggio deve ancora arrivare», il 49% sottolinea di non aver fatto ricorso alle banche nel 2011”.
Due dati molto negativi emergono però dai grafici che accompagnano l’articolo.
Una valutazione negativa della manovra messa in pista dal governo Monti è stata formulata dal 59% degli intervistati (molto + abbastanza).
Il 75% degli intervistati vuole maggiore libertà di licenziamento: a queste condizioni sono anche disposti a maggiori assunzioni a tempo indeterminato. Questo era quello che aveva fatto sperare il governo, prima di infilarsi nel tunnel della polemica sindacale, a causa delle improvvide dichiarazioni del ministro Elsa Fornero sull’art.18 dello Statuto dei Lavoratori, una specie di sacro dogma per le Organizzazioni sindacali.
