ROMA – John Elkann “femminista” prevede una Fiat “anche italiana”. In occasione di un importante incontro per la valorizzazione e la promozione delle donne, il presidente della Fiat John Elkann, ha speso qualche parola sul futuro dell’azienda. Sarà ancora italiana? “Resterà anche italiana”, ha precisato, constatando in merito, un certo ritardo in Italia a comprendere la situazione.
Mentre si augura che l’Italia dia più spazio alla presenza femminile specie nelle scienze applicate, John Elkann deve ripetere un concetto con cui dovremmo familiarizzare:
La componente italiana di Fiat-Chrysler si è rafforzata. Non si è capito però che la componente italiana non è più predominante come nel passato. Siamo riusciti a espandere il nostro ruolo nel mondo, e così ci siamo rafforzati.
Il tema del deficit di conoscenze scientifiche e matematiche in Italia è interessante. “Il 25% dei nostri studenti sa poco di matematica. E la situazione è ancora più grave tra le studentesse. In Germania quasi la metà degli universitari sceglie Ingegneria, Fisica, Matematica; nei Paesi scandinavi sono oltre la metà; in Italia siamo al 33%, e se si considerano solo le donne scendiamo al 12%” (Aldo Cazzullo, Corriere della Sera).
Laureato al Politecnico, il presidente Fiat è orgoglioso di studi che sebbene non tutti messi in pratica lo hanno aiutato a sviluppare un’idea logica che gli è servita nella vita e nei rapporti umani e per il futuro perché no, si augura che sua figlia diventi una scienziata. La vicenda Fiat la spiega con la fisica:
È una questione di peso assoluto e di peso relativo: la componente italiana è cresciuta, ma pesa meno di un tempo nel contesto di un gruppo mondiale; e guai se non fosse così. Nel 2013 prevediamo di vendere più auto in Sud America che in Europa”, spiega Elkann. ”La decisione di investire su prodotti ad alto valore aggiunto come la Maserati e l’Alfa non sarebbe possibile se non avessimo raggiunto dimensioni globali. Ci vorrà del tempo per comprenderlo, ma sarà sempre di più così.
Qualcuno in realtà l’aveva già capito, come il Wall Street Journal dell’altro ieri (“Fiat ha bisogno di Chrysler più che mai”: il Wsj vede il bluff di Marchionne”) a proposito del controllo di Chrysler e della trattativa con il fondo del sindacato Uaw. Nel secondo trimestre Fiat ha fatto utili per 435 milioni di euro, senza il contributo di Chrysler avrebbe registrato un passivo netto di 247 milioni. Nel 2012 il gruppo ha perso un miliardo di euro al netto di Chrysler, e nel primo semestre di quest’anno il passivo è stato di 482 milioni. La liquidità totale di Fiat si attesta a 21 miliardi di euro, la metà senza considerare Chrysler.