ROMA – Far pagare meno il gas ai clienti cosiddetti “vulnerabili”, cioè tutti noi, le famiglie che lo usano per il riscaldamento e per la cucina e, in misura maggiore, contenere i costi energetici per le imprese: è l’obiettivo dichiarato del governo, bene. Ma il nuovo sistema di calcolo delle tariffe introdotto è incomprensibile e sufficientemente vago perché i cosiddetti clienti “vulnerabili” e le imprese ne vedano in breve tempo i vantaggi sulla bolletta. Nella bozza del decreto liberalizzazioni è contenuto il nuovo metodo per il calcolo delle tariffe del gas decise ogni trimestre dall’Autorità per l’energia. La bozza prevede infatti una modifica dell’attuale sistema per cui si “esclude dall’aggiornamento una percentuale corrispondente al rapporto tra produzione nazionale di gas e consumi” e si “introduce progressivamente sulla restante quota” il riferimento “ai prezzi del gas rilevati nei mercati europei”. L’obiettivo di questa misura è “ridurre il prezzo del gas nel 2012”.
L’Autorità, si legge nella relazione al provvedimento, “determina trimestralmente l’offerta economica di riferimento che le imprese di vendita sono obbligate a fornire ai clienti vulnerabili che non abbiano ancora scelto il mercato libero”. Tale indicizzazione segue “un paniere di greggi che in buona parte riproduce i sistemi di indicizzazione presenti nei contratti take or pay di Eni e degli altri importatori. Di fatto tale meccanismo stacca attualmente il prezzo del gas in Italia dal mercato europeo, dove i prezzi spot stanno scendendo per il calo della domanda e per la sempre maggiore presenza di contratti di più breve termine e di forniture di GNL. Inoltre nel sistema di indicizzazione non viene considerato che circa il 10% della produzione nazionale di gas non è soggetto a tali variazioni di prezzo di acquisto all’estero”.
Un ginepraio normativo, quindi, che difficilmente rimuove il vizio d’origine, se di concorrenza si vuol parlare, della formazione dei prezzo in regimi sostanzialmente monopolistici. La modifica di tale sistema, si legge nella bozza “con un ingresso dei prezzi di riferimento dei mercati europei nell’indicizzazione contribuirebbe a ridurre il prezzo del gas nel 2012, spingendo gli importatori a rinegoziare con maggiore forza i contratti di approvvigionamento pluriennali dall’estero”.
Di quanto verranno abbassate le tariffe, allora? Prendendo a riferimento una controversia del 2010 tra gli operatori e l’Autorità un ribasso dello 0,1% sull’acquisto di materia prima dai colossi internazionali valeva una abbassamento della bolletta di circa il 3%, cioè una trentina di euro in meno l’anno per i consumi della famiglia media, che brucia 1.400 metri cubi l’anno per una spesa di un migliaio di euro. Ma se è un’Autorità a fissare i prezzi è chiaro che di liberalizzazioni non stiamo parlando: in quel caso uno dovrebbe poter scegliere l’offerta più vantaggiosa al prezzo più conveniente e amen.