Sergio Marchionne parla a tutto tondo del futuro di Fiat mettendo insieme piani a breve termine e prospettive future, dallo scorporo del settore dei mezzi pesanti fino allo spin off del settore auto che, a detta dell’amministratore delegato, avverrà entro sei mesi.
«Senza gli incentivi si prevede un calo delle vendite auto in Italia del 30%» ha detto Marchionne, illustrando agli analisti i risultati del primo trimestre 2010 del gruppo Fiat. Per il dirigente quello appena concluso «è stato un trimestre anomalo in cui abbiamo continuato a beneficiare ancora degli incentivi. Nell’anno prevediamo però un calo del 15% del mercato in Europa, mentre in Italia senza incentivi le vendite scenderanno del 30% nel secondo semestre dell’anno». L’ad di Fiat, dopo aver lanciato un allarme anche sul futuro dei marchi Lancia e Alfa Romeo, ha annunciato un piano di investimenti in Italia da 26 miliardi di euro entro il 2014, più altri quattro in ricerca e sviluppo, per un totale quindi di 30 miliardi di euro. «Il livello degli investimenti che si vuole destinare all’Italia – ha detto Marchionne – è enorme, pari a due terzi di quelli di tutti i business del gruppo Fiat a livello mondiale».
Per quello che riguarda il futuro a breve termine Marchionne ha spiegato che Fiat, nei prossimi 5 anni, lancerà in Europa 34 nuovi modelli. A questi si aggiungerà il restyling di altri 17. Di questi due terzi saranno realizzati da Fiat e un terzo da Chrysler. Entro il 2014 Fiat e Chrysler venderanno in Italia 6 milioni di auto, «il minimo richiesto per essere un global player competitivo». Grazie al progetto “Fabbrica Italia”, il gruppo Fiat prevede di raddoppiare la produzione di auto in Italia, portandola dalle 650.000 unità del 2009 a 1,4 milioni di auto nel 2014, oltre a 250mila veicoli commerciali. Secondo i piani presentati da Marchionne, il 65% della produzione verrà esportato, contro il 40% del 2009. Fiat si impegna anche a investire in Italia i due terzi del totale previsto di 26 miliardi di euro, oltre a 4 miliardi di spese di ricerca e sviluppo.
Per arrivare a queste cifre Fiat chiede, però, la piena utilizzazione degli impianti, il rigoroso contenimento del costo del lavoro, la flessibilità nella risposta ai bisogni del mercato, l’accesso a periodi temporanei di messa a riposo durante la fase di industrializzazione. Si tratta «di un nuovo modello di lavoro basato su un impegno congiunto per il futuro. Ci vogliono almeno 4 anni per tornare ai livelli della domanda sul mercato europeo uguali al 2007.
Questo significa che è necessario trovare una migliore integrazione tra Fiat e Chrysler per utilizzare al meglio le loro organizzazioni produttive e per i loro prodotti» ha aggiunto Marchionne, che ha successivamente indicato: «Sono sei i pilastri del piano industriale al 2014: il ritorno dei volumi in Europa ai livelli prima della crisi, un ottimo posizionamento della produzione tra Fiat e Chrysler, la piena integrazione del portafoglio di prodotti tra i due costruttori con Jeep posizionato come marchio globale, Chrysler pienamente integrato in Lancia (esclusa la Gran Bretagna) e Dodge brand di performance nell’area Nafta con nuovi prodotti integrati nel brand Fiat nel tempo». Inoltre è necessario «sviluppare il brand Alfa Romeo come premium per farlo tornare nel mercato Nafta assieme all’alto di gamma Maserati, una crescita del 43% in Brasile sul 2009 a circa 4,3 milioni di unità nel 2014 e circa 2,8 milioni di unità nel resto dell’America Latina nel 2014 (+40% sul 2009) e uno sviluppo di prodotto tra Fiat e Chrysler per un’ottimizzazione dei costi».
«Quello dell’auto – ha spiegato poi Marchionne riferendosi a Chrysler – è un business in cui i margini sono minimi. Occorre quindi fare massa critica. Senza Chrysler il futuro di Fiat sarebbe stato quello di un attore marginale sulla scena economica». Le prospettive: nel 2014 i ricavi della ‘nuova Fiat’ comprensiva del contributo della Crhysler sono stimati in 104 miliardi e il margine di gestione si prevede arriverà all’8%. «I sei stabilimenti Fiat italiani hanno funzionato ben al di sotto della loro capacità» ha detto poi Marchionne che sempre nel corso dell’investor day ha preannunciato «misure correttive». «Se continuiamo a lavorare così in sotto capacità non siamo sostenibili. Ci vogliono misure correttive. Dobbiamo ristrutturare la base industriale che ci consenta di raggiungere livelli ottimali in ogni stabilimento». «Gli accordi sindacali non sono più adeguati, dobbiamo ridefinirli» ha detto ancora Marchionne.
A proposito dello scorporo delle controllate industriali del gruppo Fiat, l’ad ha spiegato che «non ci sono significativi ostacoli» di natura finanziaria. Secondo quanto affermato da Marchionne, lo scorporo sarà fiscalmente neutrale e non darà luogo al diritto di recesso da parte degli azionisti. «Tecnicamente – ha spiegato l’ad di Fiat – si tratterà di una scissione parziale proporzionale, e la nuova ‘Fiat Industrial’ avrà le stesse tre classi di azioni della Fiat. Ogni azionista avrà una azione FI per ogni azione detenuta».
Poco prima dell’intervento di Marchionne in una nota l’azienda torinese aveva reso noti i conti del primo trimestre 2010. L’utile della gestione ordinaria del gruppo Fiat ha raggiunto i 352 milioni di euro rispetto alla perdita di 48 milioni di euro dello stesso periodo 2009, con oltre la metà del risultato determinato dai business delle automobili. Il risultato netto di Fiat nel primo trimestre 2010 è prossimo al pareggio (perdita di 21 milioni di euro rispetto alla perdita di 411 milioni di euro del primo trimestre 2009). I ricavi, pari a 12,9 miliardi di euro, sono aumentati del 14,7% rispetto al primo trimestre 2009, con Fiat Group Automobiles che ha conseguito un incremento del 22,1%. Fiat Group Automobiles ha registrato un utile della gestione ordinaria di 153 milioni di euro a fronte della perdita di 30 milioni di euro del primo trimestre 2009, «Per effetto – spiega Fiat in una nota – di volumi significativamente più elevati e di un miglior mix delle vendite, grazie al maggior contributo dei veicoli commerciali leggeri». La controllata Cnh ha invece registrato un utile della gestione ordinaria di 127 milioni di euro (49 milioni di euro nel primo trimestre 2009), Iveco di 3 milioni di euro (perdita di 12 milioni di euro nel primo trimestre 2009). I risultati del gruppo Fiat nel primo trimestre rappresentano «un primo passo nel lungo percorso che abbiamo di fronte a noi» ha commentato Marchionne, sottolineando che «i costi sono sotto controllo, la liquidità resta forte». La collaborazione con Chrysler continua, ha aggiunto il manager, per il quale «anche Iveco ha registrato una ripresa», anche se le difficoltà del mercato restano. Quanto al risultato netto, «siamo arrivati quasi al breakeven».
L’indebitamento netto industriale del gruppo Fiat è infatti pari a 4,7 miliardi di euro, di poco superiore ai 4,4 miliardi di euro di fine 2009 «per effetto dell’aumento stagionale del capitale di funzionamento». La liquidità è rimasta forte a 11,2 miliardi di euro (12,4 miliardi di euro a fine 2009), nonostante il rimborso, nel corso del trimestre, di un prestito obbligazionario di un miliardo di euro. «Il Gruppo – spiega ancora la nota della casa automobilistica torinese – continuerà ad implementare le rigorose azioni di contenimento dei costi iniziate tempestivamente nell’ultima parte del 2008. Per i programmi di investimento è prevista una crescita nei confronti dei livelli anomali e particolarmente bassi del 2009, con il ripristino di un livello di investimenti normalizzato per tutti i settori, in aumento del 30-35% rispetto al 2009. Gli obiettivi per l’anno in corso sono confermati: ricavi superiori a 50 miliardi; utile della gestione ordinaria tra 1,1 e 1,2 miliardi; risultato netto vicino al break-even; indebitamento netto industriale superiore ai 5 miliardi. La Fiat disporrà comunque di risorse più che adeguate per una transizione a quello che ci si aspetta essere un contesto di mercato normalizzato nel 2011 e negli anni successivi. Lavorando per il conseguimento degli obiettivi, il Gruppo Fiat continuerà a implementare la strategia di alleanze mirate, al fine di ottimizzare gli impegni di capitale e ridurre i rischi».
Buoni anche i risultati del gruppo Chrysler (controllato da Fiat) che ha chiuso il primo trimestre del 2010 con un utile operativo di 143 milioni di dollari, contro una perdita di 297 milioni nel quarto trimestre 2009. I ricavi sono passati da 9,434 a 9,687 miliardi di dollari, le perdite sono scese da 2,691 miliardi a 197 milioni. In crescita anche le quote di mercato, che passano dall’8,1% (nel quarto trimestre 2009) al 9,1% sul mercato Usa, e dall’11,6% al 13,7% sul mercato canadese. Il cash flow sale da 5,9 a 7,4 miliardi, la liquidità totale da 8,3 a 9,8 miliardi.
