Ora la Fiat per Pomigliano pensa alla produzione di nuovi modelli, con una nuova organizzazione del lavoro, o in alternativa alla creazione di una new company che riassumerebbe con un nuovo contratto i singoli lavoratori disponibili ad accettare le condizioni poste dall’accordo.
Il 63% dei sì al referendum di Pomigliano sull’intesa con la Fiat non basta al Lingotto. L’azienda voleva un plebiscito che, pure, non c’è stato e ora dovrà fare i conti con quel 36% di lavoratori che ha votato no. E intanto la Fiat oggi perde in borsa l’1,16% dopo il referendum a Pomigliano.
Eppure dalla Fiat, a metà mattina, arriva un messaggio che sembra essere distensivo: “L’azienda lavorerà con le parti sindacali che si sono assunte la responsabilità dell’accordo al fine di individuare ed attuare insieme le condizioni di governabilità necessarie per la realizzazione di progetti futuri”.
Un messaggio che sembra scongiurare quanto si era diffuso in mattinata, ovvero un passo indietro del Lingotto. Nella prima mattinata si era, infatti, diffusa la voce che Marchionne avrebbe pensato ad un passo indietro, a non stanziare quei 700 milioni di euro utili per trasferire la produzione della Panda dalla Polonia a Pomigliano. Subito si sono scatenate le reazioni e a più voci si è chiesto di non venir meno al patto siglato con i sindacati.
Anche da parte della Fiom è stata manifestata piena disponibilità ad aprire una trattativa con l’azienda. “La Fiat si renda disponibile a riaprire la trattativa – chiede il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini – partendo però dal contratto nazionale. Noi siamo disponibili”.
La paura diffusa nella mattinata di un passo indietro della Fiat, in realtà non ancora scongiurato, ha dei fondamenti. Già nei giorni scorsi varie voci dentro il Lingotto avevano detto che alla Fiat non bastava la maggioranza dei sì all’accordo, bensì aveva bisogno di un plebiscito. Una maggioranza dei sì più vicina al 90%. Una sconfitta evidente delle forze che si sono sempre opposte all’accordo su Pomigliano, la Fiom e Sla-Cobas. Una sconfitta che, di fatto, non c’è stata. Anzi. Al contrario la Fiom e i Cobas hanno dimostrato di aver convinto molti più lavoratori (il 36%) rispetto alle aspettative del prima-referendum. Ma in una situazione come questa, con una forte opposizione interna, Torino potrebbe non sentirsela di andare avanti, covando all’interno dello stabilimento un nutrito numero di lavoratori di fatto sempre pronti a protestare contro l’azienda.
Il referendum, inoltre, non è mai stato considerato dalla Fiat il momento conclusivo della partita Pomigliano visto che neanche la valanga di sì, auspicata nel giorni scorsi dall’azienda, sarebbe stata di per sé una certezza. La Fiom ha sempre considerato illegittimo il voto e ha detto che in tutti i casi non avrebbe firmato l’accordo, contro il quale ha continuato a minacciare azioni legali. Un atteggiamento ancora più ostile di quanto Marchionne avesse previsto e, per questo, la Fiat ha anche valutato la possibilità di blindare l’intesa qualora il consenso fosse stato molto alto.
Sacconi: Marchionne rispetterà il patto. Intanto, interrogato sull’ipotesi di un passo indietro della Fiat, Maurizio Sacconi ha detto: “Non voglio nemmeno ipotizzare che Fiat cambi idea, ho fiducia nella nota determinazione di un manager come Marchionne che saprà certamente rispettare il patto siglato con le organizzazioni che hanno avuto il coraggio di decidere”.
“Ora che l’accordo con il referendum è stato inequivocabilmente approvato, io penso che sia una logica conseguenza l’investimento – aggiunge – Il mio auspicio è che ora si applichi l’accordo in tutti i suoi aspetti e che anche coloro che non lo hanno sottoscritto vogliano accettare la logica della saturazione degli impianti”.
Il ministro, però, nega che ci sarà un incontro tra Lingotto e governo a breve: “Al momento – dice – non è previsto alcun incontro. Il governo opera quando le parti lo chiedono. Questa è la prassi e il governo la rispetta, ma c’é la massima disponibilità a un incontro possibile con Fiat”.
Bonanni: niente scherzi. “La Fiat ora non scherzi e proceda con gli investimenti su Pomigliano”. A dirlo è il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, che proprio a Pomigliano aggiunge: “il sì ha vinto e quindi ora non ci sono scuse”.
Angeletti: la Fiat confermi l’accordo. “Credo che l’opzione che si presenta a Fiat sia quella di confermare la validità dell’accordo e quindi l’investimento da realizzare nei prossimi mesi per trasferire la produzione della Panda nello stabilimento di Pomigliano”. Lo ha detto il segretario generale Uil Luigi Angeletti a Sky Tg24. “Se si dovesse sostenere che in Italia le uniche cose che si possono fare sono quelle che si fanno all’unanimità non si farebbe assolutamente nulla”, ha detto il sindacalista.
Bersani: Ora investimenti senza se e senza ma. “Ora la Fiat senza tentennamenti, senza se e senza ma, ribadisca l’investimento su Pomigliano”. Lo chiede il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, in piazza Navona dove è in corso la protesta dei sindaci contro la manovra.
“Nei prossimi mesi – dice Bersani – si trovi un modo per comprendersi meglio. La disponibilità alla flessibilità è universale ma si sono toccati punti delicati su cui va trovata una comprensione migliore”.
“Mi sembra – conclude il segretario del Pd – che si possa dire che avevamo visto giusto, nel dire che l’investimento va fatto e nel dire che c’erano dei problemi”.
Matteoli: con il 60% dei sì, si va avanti. “E’ un risultato positivo che consente all’impresa di poter andare avanti, programmare gli investimenti e salvaguardare posti di lavoro”. Così il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli, interpellato dai cronisti a margine dell’assemblea dell’Aiscat . Sul fatto che l’azienda non sia soddisfatta del risultato con un terzo dei no, Matteoli ha aggiunto che “non so cosa pensa la Fiat, dico solo che quando si supera il 60% è un ottimo risultato. E’ un risultato importante soprattutto per il numero di quelli che hanno votato ed è significativo dell’interesse che c’é stato per il referendum”.
Ronchi: Fiat rispetti i patti. “Il dato di Pomigliano premia il coraggio dei sindacati riformisti, dei tanti lavoratori che hanno detto no al massimalismo di una parte del sindacato. Ora tocca alla Fiat, rispetti i patti”. Così il ministro per le Politiche europee, Andrea Ronchi, ha commentato, da Sofia, i risultati del referendum tra i lavoratori Fiat di Pomigliano.