Dicevamo dell’amministrazione pubblica come intralcio numero uno allo sviluppo. Gli enti locali fanno la guerra al governo centrale. Le diverse magistrature si sfidano a colpi di sentenze (vedi Consiglio di Stato contro Tar). Sul Sole 24 del 19 maggio, sono riportati i risultati del censimento realizzato dal Nymby Forum (nymby, acronimo per not in my backyard, ovvero non nel mio cortile di casa). Il risultato è illuminante: contro centrali elettriche, inceneritori, linee ferroviarie, stabilimenti ecc. gli oppositori più duri sono sindaci e presidenti delle province. Al punto che si deve ricorrere a un altro acronimo significativo: “nimpto” (not in my terms of office) ovvero “non quando sono io in carica”. Nel 60% dei veti elevati dalle municipalità riguarda amministrazioni guidate da liste civiche, mentre i comuni governati da destra o sinistra si attestano al 20%. Gli oppositori più spietati invece sono i comuni (o le province e talvolta le regioni) vicini. E’ un dato interessante. I comuni interessati ai progetti sono favorevoli o contrari nella metà dei casi: ma nell’89% dei casi a inscenare la contestazione più feroce sono i comuni limitrofi o confinanti.
E veniamo alla questione più spinosa e che accomuna trasversalmente produttori e operai, governo e sindacati. Nell’esprimere il proprio stupore, Enel ricorda che “questa decisione (la sentenza del Consiglio di Stato) rischia di cancellare un progetto necessario per la sicurezza degli approvvigionamenti energetici del Paese e per la riduzione del costo finale dell’energia”. I numeri, le cifre del progetto sonio impressionanti, tali da giustificare lo sconcerto del ministro Romani e l’angoscia di migliaia di addetti che temono di perdere il posto di lavoro. L’Enel ricorda che “l’intervento di riconversione dell’impianto prevede un investimento di circa 2,5 miliardi di euro nell’arco di cinque anni e oltre 3.000 posti di lavoro nel periodo di costruzione dell’impianto, con l’impiego diretto e indiretto, a regime, di circa 1000 persone.” Preoccupate anche le imprese della provincia di Rovigo che denunciano lo scandalo di uno stop a un progetto dove c’era il consenso di tutte le istituzioni e del territorio e per il quale è stato ascoltato solo un pugno di associazioni che non rappresentano la volontà del territorio stesso. Intanto la protesta di mercoledì dei dipendenti Enel organizzata a Porto Tolle verrà replicata a breve anche a Roma. Con il concorso di tutte le rappresentanze sindacali, dalla Cgil alla Rsu, per una volta uniti nella battaglia per conservare il lavoro.
