La sorpresa, per tanti romani che p0ssiedono case e negozi in zone “chic” e “centralissime”, arriverà dal catasto. E non sarà una bella sorpresa, né un regalo di Natale. Il Comune, infatti, ha deciso di rimettere mano alla mappa dei classamenti catastali, ovvero al valore fiscale degli immobili, sulla base del principio “tanto vale una casa, tanto si paga di tasse”.
Nella capitale, infatti, i dati del catasto sono obsoleti e quindi accade di vivere in zone come i Parioli o Piazza Navona e di avere una classificazione catastale di casa “ultrapopolare”. Con conseguenze facilmente immaginabili, a livello di entrate fiscali. La “pacchia” però sembra sul punto di finire. E le cifre dei primi accertamenti fanno riflettere.
Nel mirino del Comune, spiega il Sole 24 Ore, sono finite “235.556 unità immobiliari (il 9,5% del totale), sparse in 17 microzone: centro storico (35.681 immobili sotto controllo), Parioli (31.576), Trionfale (27.472) e Prati (23.733), cioè i protagonisti tradizionali del mattone capitolino di alta gamma”. Ma i controlli punteranno anche su altre zone, come Trastevere e Testaccio, dove i prezzi di mercato sono cambiati, e molto, mentre il valore catastale è rimasto immutato.
Qualche esempio rende l’idea della cifra che ballano. In una zona come via Appia, per il catasto un metro quadro vale 879 euro del fisco e circa 5.500 degli agenti immobiliari. La media del centro storico non è da meno: 1.123 euro m/q per il catasto, 6.650 per il mercato.
L’altro fronte della manovra sono le seconde case sulle quali il Comune ha ottenuto la possibilità di aggirare il blocco del fisco locale e quindi di aumentare anche del 42%, cioè dal 7 al 10 per mille, l’aliquota Ici. Infine la categoria C, quella di negozi e uffici: il Comune ha una lista di 70.000 fabbricati da verificare. Poi presenterà il nuovo conto. A quel punto ci sarà spazio per reclami e riconteggi, ma, di certo, qualcosa in più da pagare uscirà fuori.