Turbo-capitalismo in soffitta, largo agli interventi forti dei governi per garantire la ripresa industriale e far ripartire l’economia. Almeno in Germania. Frank-Walter Steinmeier, (Spd), ministro degli Esteri e vice-cancelliere di Angela Merkel nel governo di coalizione tedesco, lancia la sua sfida personale alla crisi globale dei mercati, “che richiederà – afferma – molti anni di lavoro per far tornare nella gente la fiducia in questo sistema economico e nelle sue regole”.
All’indomani del vertice dei paesi Ue del G20, Steinmeier ribadisce la necessità di rafforzare le normative nazionali sui mercati finanziari. E propone, anche in vista della sua candidatura a cancelliere con l’Spd nelle elezioni del prossimo autunno, limiti chiari fissati dall’esecutivo alle possibilità d’indebitamento di un’azienda che intenda acquisirne un’altra e l’unificazione delle autorità di controllo di banche e assicurazioni. “Non vogliamo – spiega – distruggere la finanza privata, ma dobbiamo imporre limiti nuovi all’ammontare dei debiti che gli investitori possono contrarre per effettuare le proprie acquisizioni”.
Nel rifiutare le accuse di protezionismo, Steinmeier ha invocato tuttavia un intervento più deciso da parte del governo di Berlino per proteggere le industrie-chiave del Paese, alludendo alla possibilità di salvataggio di alcune di esse, in casi particolari, e bocciando gli incentivi sulla leva fiscale per far crescere la domanda interna di prodotti autoctoni.
A conferma della sua posizione di apertura nei riguardi delle economie degli altri Paesi, Steinmeier ha sottolineato che la Germania si è resa concretamente disponibile ad aiutare le economie dei Paesi dell’Est in difficoltà, garantendo peraltro il proprio impegno, da ministro degli Esteri, nella promozione di rapporti più stretti con la Russia, allo scopo di modernizzarla. Sempre a patto che Mosca sappia acquisire “un atteggiamento diverso nei riguardi dei Paesi vicini”.