L’unica cosa che non è tra le forbici di Angela Merkel è l’istruzione. La cancelliera tedesca con il suo piano anticrisi, che annuncia ufficialmente il 7 giugno, mette le mani al bilancio di Berlino e per farlo vuole mandare a casa fino a 15 mila dipendenti della pubblica amministrazione: il maxi taglio dovrebbe essere attuato entro il 2014 così da riportare in pari i conti dello Stato.
Solo il colpo di spugna sugli statali dovrebbe fare risparmiare almeno 800 milioni di euro, mentre l’intera maratona contro il collasso economico dovrebbe ammontare a 10 miliardi di euro l’anno fino al 2016. La Merkel non intende risparmiare nemmeno il settore della Difesa, con una cura drastica per circa mezzo miliardo di euro l’anno. Insomma, dove può taglierà, tanto che la “Frankfurter Allgemeine Zeitung” già la definisce la ‘cancelliera del risparmio’.
Dopo gli impegni su Grecia e piano salva-euro, ma anche alla luce di un aumento della spesa contro la crisi, la Germania deve necessariamente fare quadrare i conti, come sa anche il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble (Cdu) anche perché la Costituzione impone un calo progressivo del deficit e il responsabile delle Finanze punta a riportare il rapporto deficit-pil al 3% entro il 2013 (dal 5% di oggi).
Proprio Schaeuble, avrebbe scioccato i suoi colleghi proponendo un aumento della ‘tassa di solidarieta”, imposta 20 anni fa per finanziare i costi della riunificazione e già dichiarata incostituzionale dal tribunale regionale della Bassa Sassonia. Il ministro vorrebbe portarla dall’attuale 5,5% all’8%. Tra le altre idee, ci sarebbero un incremento della tassa sul tabacco, una nuova tassa sull’energia nucleare e un sovrapprezzo sui biglietti aerei. Tutte misure impopolari, che rischiano di far scendere ulteriormente l’indice di gradimento della coalizione e della Merkel, già i al ribasso nei sondaggi.
Se per il governo Merkel i settori dell’istruzione e dei servizi per l’infanzia sono una “priorità” e non verranno toccati, in realtà la manovra potrebbe ridurre i sussidi per i congedi parentali, per un risparmio stimato in 200 milioni di euro all’anno.
Il piano tedesco è “una decisione sbagliata per l’Europa e sbagliata per l’euro”. Ne è convinto l’economista Nouriel Roubini, secondo cui “per salvare l’Eurozona e impedire un collasso del sistema con una nuova recessione bisognerebbe agire in modo ben diverso, puntando anche sulla crescita tedesca”.
Per Roubini, intervistato da Repubblica, la Germania “dovrebbe utilizzare la leva fiscale per stimolare il mercato interno aumentando il reddito disponibile e rilanciando i consumi”. Al contrario, spiega, “sono i Paesi in difficoltà come la Grecia, il Portogallo, la Spagna, l’Italia e anche la Francia, che ha un deficit sempre più alto, a dover imboccare la strada dell’austerità per ridurre i deficit pubblici o, nel caso dell’Italia, riportare il debito che oggi supera 115% del Pil a livelli sostenibili”.