Ma la sostanza รจ vera, il sistema va semplificato. “vogliamo abrogare tutte queste leggi” ha detto Berlusconi. Quali leggi? Berlusconi non l’ha detto. Ma si parte, non si puรฒ che partire da interessi e agevolazioni che si sono accumulati nei decenni. Tremino quindi gli agevolati o comunque si aspeattino di incassare da una parte e rimetterci dall’altra: il saldo finale non puรฒ essere una riduzione delle tasse. Tra esenzioni, detassazioni e agevolazioni, regimi di favore fiscale, imposte sostitutive, tassazioni separate, i tecnici incaricati dal ministro Giulio Tremonti di individuare tutte le ยซscappatoie fiscaliยป in vigore, ne hanno contate oltre 400. L’obiettivo del governo รจ quello di sfoltire e razionalizzare i regimi di favore fiscale che sono troppi, e troppo costosi. Solo a livello statale si contano ben 242 forme di agevolazione fiscale, che valgono da sole la bellezza di 142 miliardi.
A fare la parte del leone sono le detrazioni e la riduzione dell’imponibile per il lavoro dipendente, che costano ogni anno oltre 55 miliardi, seguite dalle detrazioni per i familiari a carico, che valgono 12,4 miliardi. Gli altri 70 miliardi sono dispersi in una miriade di ยซbonusยป, generosamente concessi dai vari governi che si sono succeduti fino ad oggi a partire dal 1954, anno cui risale la piรน antica agevolazione fiscale in vigore, quella sulle imposte di registro, ipotecarie e catastali, per la piccola proprietร contadina. Poco importa che nessuno oggi chieda piรน quell’agevolazione e che quindi abbia un costo reale pari a zero, resta in piedi come tanti altri regimi che si potrebbero tranquillamente definire ยซinutiliยป, come l’esenzione dell’accisa sui carburanti impiegati per la produzione di magnesio dall’acqua di mare, del 2004, o la detassazione degli utili reinvestiti nel settore cinematografico del 2007, la riduzione dell’Irpef e dell’Irap per tre anni ai docenti e ai ricercatori che rientrano per lavoro in Italia (del 2008 e riproposta nel 2010), o la fiscalitร di vantaggio per il Sud prevista dal decreto di luglio dell’anno scorso.
Oltre alle agevolazioni inutili ma a costo zero, ci sono perรฒ anche detrazioni costose e ugualmente poco comprensibili. Lo sconto Irpef per le spese funebri, per esempio, che vale 120 milioni l’ anno, l’esenzione Irpef per gli ambasciatori, che ne costa 119, le detrazioni per le spese veterinarie, per il restauro delle case vincolate da una legge del 1939, per le erogazioni a favore dello spettacolo, delle onlus, dei partiti politici, delle associazioni sportive, le esenzioni Irpef per le borse di studio agli studenti e alle vittime del terrorismo, il credito di imposta per i tassisti. E cosรฌ via, in un tripudio di sconti e bonus. Una tale quantitร di esenzioni che finisce addirittura per alterare l’equitร del sistema tributario e la progressivitร del prelievo, senza contare che queste creano discriminazioni tra i contribuenti.
Una riforma vera, in tal senso, sarebbe una buona cosa per lโItalia. Avrebbe perรฒ il risultato di scontentare tanti, se non tutti gli interessi particolari, a vantaggio della semplicitร e chiarezza collettiva. Avrebbe il vantaggio di tener fede agli impegni internazionali dellโItalia, obbligo che poco paga come pubblicitร in termini elettorali, e lo svantaggio di non abbassare le tasse che di certo non รจ un buon viatico per presentarsi agli elettori, soprattutto per una coalizione che ha sempre promesso di abbassare la pressione fiscale ma che di fatto negli ultimi due anni lโha aumentata. Puรฒ il governo Berlusconi varare una simile riforma? I commercialisti e gli agevolati aspettano ansiosi.
