Le esenzioni per gli immobili Ici, gli sconti Ires per le attività, i trattamenti per i dipendenti del Vaticano che non sono soggetti all’imposizione Irpef. Sono queste alcune delle agevolazioni che il fisco italiano riconosce alla Chiesa. E che secondo recenti dati dell’Ares (Agenzia ricerca economico sociale), comporta per i comuni italiani una perdita di gettito intorno ai 2,2 miliardi di euro mentre per la sola città di Roma ammontavano, nel solo 2006, a 26 milioni di euro sul fronte della sola Ici.
Ecco una scheda su alcuni dei principali trattamenti fiscali ‘particolari’ di cui godono Chiesa e Santa Sede, fermo restando che i rapporti tra Stato Italiano e Vaticano sono regolati dal Concordato alla stregua di un accordo bilaterale con uno stato estero, mentre le agevolazioni accordate alla Chiesa sono perlopiù legate alle sue attività senza fini di lucro, e rientrano quindi non in leggi ad hoc ma nelle esenzioni previste per tutto il terzo settore.
IRPEF: I dipendenti della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano sono esentati. Retribuzioni, pensioni e indennità di fine rapporto a propri impiegati e salariati, ancorché non stabili, sono esenti dall’Irpef e dall’imposta locale sui redditi.
IRES: un abbattimento del 50% è previsto per una serie di soggetti tra cui gli enti di assistenza e beneficenza e gli altri enti il cui fine è equiparato per legge ai fini di assistenza ed istruzione. Agevolazioni che comunque escludono gli enti ecclesiastici non riconosciuti o quelli che, pur riconosciuti, svolgono un’attività commerciale. Nel caso di attività promiscua commerciale-religiosa gli enti ecclesiastici devono distinguere le diverse fonti d’entrata. Le operazioni di carattere commerciale sono soggette all’Iva (ma quelle religiose commerciali ospedaliere e didattiche) e tenute al codice fiscale e partita Iva. Il reddito da fabbricati di proprietà del Vaticano è inoltre esente da Ires, mentre i fabbricati destinati in maniera esclusiva al culto e quelli dei cimiteri non sono considerati produttivi di reddito, a prescindere dalla natura del soggetto che li possiede.
ICI: la Chiesa è esente dall’imposta comunale sugli immobili. Una vicenda questa che è stata più volte nel mirino delle polemiche. Se, originariamente l’esenzione era limitata ai fabbricati destinati in via esclusiva all’esercizio del culto – pertinenze (ad esempio le ‘canoniche’) comprese – è prevista da qualche anno anche l’esenzione dell’Ici per gli immobili adibiti a scopi commerciali, purché sia presente una seppur minima struttura destinata ad attività religiose come ad esempio una ‘cappella’.
IRAP: gli stipendi dei sacerdoti non costituiscono base imponibile ai fini dell’Irap così come il trattamento fiscale dei proventi derivanti dall’attività lavorativa dei religiosi appartenenti agli enti ecclesiastici.
TRIBUTI VARI: gli immobili pontifici sono esenti sia da quelli ordinari sia straordinari, verso lo Stato o qualsiasi altro ente.
DAZI E DOGANE: Merci provenienti dall’estero e dirette alla Città del Vaticano, o fuori di questa, a istituzioni o uffici della Santa Sede, ovunque situati, sono sempre ammesse da qualunque punto del confine italiano e in qualunque porto della Repubblica al transito per il territorio italiano con piena esenzione dai diritti doganali e da dazi.