Ore 11.57 Il presidente di Unicredit Dieter Rampl non partecipa al consiglio di amministrazione di Mediobanca che sta esaminando i conti dell’esercizio chiuso a fine giugno. Rampl, vicepresidente dell’istituto di piazzetta Cuccia, era tra i consiglieri attesi stamani (mancano solo Jean Azema e Antoine Bernheim).
Ore 11.55 Matteo Colaninno, parlamentare del Pd intervistato da Radio 24 commenta: lo scontro in atto in Unicredit mostra una «pesante regressione del mercato finanziario italiano ad una decina di anni fa. È in gioco l’indipendenza del sistema bancario dalla politica e comunque l’indipendenza di fare banca da logiche che nulla hanno a che fare con l’esercizio dell’attività finanziaria. Questo è in gioco con il rischio delle dimissioni Profumo».
«Le Fondazioni facciano i loro interessi e quelli del territorio, ma la governance di una banca deve presidiarne l’indipendenza» ha aggiunto Colanninno. In caso di dimissioni di Profumo, ha osservato, «l’alternativa non è solo quella di perdere uno dei migliori manager italiani ma è quella di far tornare indietro agli anni ante novanta il sistema bancario italiano dove c’era la politica che entrava nelle banche, con il risultato che le banche non avevano nè la stessa attrattività rispetto agli investitori che hanno oggi, nè la stessa redditività ».
«A me – ha concluso Colaninno – interessa che non ci sia il politico di turno che dica ad un amministratore delegato a chi dare gli affidamenti».
Ore 11.46 Unicredit ha ridotto le perdite in Borsa e il titolo ora cede l’1,03% a 1,92 euro. Dopo lo scivolone registrato in avvio, sulle ipotesi di un’ uscita di scena dell’amministratore delegato Alessandro Profumo, sul mercato in mancanza di certezze prevale un atteggiamento di prudenza, in attesa dell’esito del Cda convocato per stasera.
Ore 11.23. Il sindaco di Verona Flavio Tosi interviene ai microfoni di Radio 24 nel programma di Oscar Giannino, Nove in punto sulle vicende di Unicredit e di Profumo: «Fermare i libici al 5%. Quello che avevamo evidenziato come problema territoriale è anche un problema bancario e finanziario. Mi occupo di politica e non faccio il banchiere ma far entrare dei soci come Gheddafi ed i libici vuol dire far entrare dei soci che potrebbero non fare gli interessi di Verona e del Veneto». Su Alessandro Profumo il sindaco veronese utilizza una metafora: «Se ti trovi dalla sera alla mattina qualcuno in casa e nessuno ti ha avvisato e qualcuno lo sapeva è come se tu avessi il custode di casa tua che ti fa entrare uno senza avvisarti, più o meno quello che è successo in Unicredit». Più cauto sull’esito della riunione di oggi: «le voci dicono che oggi la situazione si sbloccherà e annusata l’aria direi di sì».
Ore 10.54. Il titolo Unicredit, partito in pesante calo a Piazza Affari, riduce le perdite e cede l’1,13% a 1,91 euro. «Se Alessandro Profumo decidesse di rassegnare le dimissioni – sottolinea in un daily report Banca Leonardo – ci aspettiamo un periodo di vuoto nella leadership (e una lotta interna per la riassegnazione del potere) e incertezza strategica con il rischio di più influenze politiche nelle decisioni di business». Equita Sim invece ha tagliato a ‘hold’ il suo giudizio, e Goldman Sachs, che mantiene il consiglio ‘buy’, ha però tolto il titolo dalla sua lista ‘convinction buy’.
Ore 10.56 «Il capo di Unicredit Profumo sul punto di lasciare»: è il titolo dell’articolo che il ‘Financial Times’ dedica in prima pagina alla notizia delle possibili dimissioni dell’ad della «più grande banca italiana per quantità di asset». Le dimissioni di Alessandro Profumo «sono attese» nel corso del cda straordinario di oggi. Il presidente Dieter Rampl «dovrebbe assumere – si legge nell’articolo – il doppio ruolo di presidente e ad della banca» fino all’arrivo di un successore di Profumo che «potrebbe assumere l’incarico prima di Natale, secondo quanto sostengono fonti vicine alla banca».
Ore 10.48. La vicenda degli investimenti libici nella banca (il 7,5% complessivi) sui giornali di Tripoli. «Unicredit ha convocato un vertice le critiche alla quota libica, Profumo si dimetterà », scrivre ‘Libia Alyoum’ (Libia Oggi), sulla stessa linea ‘Arqam’ (numeri): «Unicredit ha convocato un vertice per le critiche agli investimenti libici». E ‘Oya’, il giornale del figlio di Muammar Ghaddafi, Saif Al Islam, parla di «preoccupazioni italiane per un aumento della quota libica».
«Libia 24» parla invece delle spiegazioni fornite dalla Banca centrale libica su richiesta di Consob e della Banca d’Italia sull’investimento nella granda banca italiana. «La Banca Centrale lilbca si mobilita per evitare una crisi con Unicredit», scrive«. Della vicenda parlano anche giornali panarabi. Così »Al Aswaq Al Arabiyà (un giornale economico) afferma che «i grandi soci Unicredit temono i libici perché potrebbero diminuire il loro potere». E un altro grande giornale panarabo ‘Asharq Al-Awsat’, sostiene che la Lega Nord «sta chiedendo alla Libia di ridurre la propria quota», una notizia rilanciata anche da tre giornali libici, ‘Lybia Press’, il già citato ‘Libia Alyoum’ e ‘Lybia Online’. Tutti citano espressamente il sindaco leghista di Verona Flavio Tosi, che maggiormente aveva protestato contro l’aumento della presenza libica in Unicredit. Unico titolo ‘positivò è del quotidiano libico ‘Annabaà , che in una scheda sui rapporti italo-libici dall’occupazione italiana del 1911 a oggi afferma: «nemici di ieri, soci di oggi».
Ore 9.01. Il titolo Unicredit in apertura segna un calo del 3,20% a 1,88 euro.
Ore 8.56. L’amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo arriva nella sede dell’istituto. Il manager ha evitato l’incontro con i giornalisti scendendo dalla macchina e infilandosi rapidamente in un ingresso diverso da quello principale dove tutti lo aspettavano. In Piazza Cordusio hanno fatto il loro ingresso anche i vice ad Roberto Nicastro e Sergio Ermotti e Vincenzo Calandra Bonaura, uno dei quattro vice presidenti.
Ore 08.33 Il cda straordinario di Unicredit convocato nel tardo pomeriggio, alle ore 18, avrà all’ordine del giorno: «determinazioni inerenti l’amministrazione e la direzione della banca e rapporti con il top management».