Infine Cirillo spiega quale sarebbe la procedura da seguire e quali sarebbero stati i modi utilizzati per aggirarla: “E dall’assessore Muccilli arriva la conferma che il business si scatena anche se la pala ancora non gira. «Sa quanto può valere un progetto approvato? Cioè il solo placet che la piccola società decide di rivedersi alla multinazionale dell’energia? Anche cinque milioni di euro…». Ecco l’arcano, c’è un passaggio significativo di denaro ancora prima del “certificato verde” vero e proprio, di quell’assurdo strumento di scambio, cioè, che consente ai piccoli di speculare e ai grandi di mettersi in regola con Kyoto, ma che funziona solo quando l’energia si comincia effettivamente a produrre. Le ultime notizie non sono buone affatto. Il Consiglio di Stato, affrontando la questione di Sepino, in una sentenza emessa l’8 ottobre scorso ma resa pubblica solo qualche giorno fa, ha deciso che la Essebiesse quelle pale può metterle eccome, che ha tutte le carte in regola per farlo, tutte le autorizzazioni prevista e concesse via via nel tempo. Il fatto che la Soprintendenza ai Beni Ambientali del Molise, nella primavera scorsa, abbia posto nuovi vincoli, sentenzia con buona ragione il Consiglio di Stato, non può inficiare la validità di tutta quella procedura. Si rimane così aggrappati a un filo, almeno per Sepino perché per il resto del Molise pendono una cinquantina di ricorsi. Si rimane aggrappati a una sentenza che il Tar del Molise dovrebbe pronunciare fra un mese. Ragiona l’avvocato Matteo Iacovelli, che rappresenta l’Amministrazione provinciale di Campobasso costituitasi in giudizio: «Il Tar potrebbe anche dichiarare prescrittivo, al di là di tutte le autorizzazioni già concesse, l’articolo 9 della nostra Costituzione, quello che sancisce la tutela del paesaggio»”.