ROMA – Da Fini a Monti, da Di Pietro a Ingroia, da Bocchino a Granata, da Buttiglione a Marini: il 2013 è l’anno in cui politici eccellenti sono stati spazzati via. Si tratta, scrive il Giornale, di politici “desaparecidos”.
L’articolo è a firma Domenico Ferrara ed è stato pubblicato sul Giornale sabato 28 dicembre:
“L’album del Transatlantico ha perso parecchie figurine. E nonostante alcuni di questi personaggi provino a brigare dietro le quinte per tentare di muovere ancora qualche filo, i tempi in cui la facevano da padrone (almeno stando all’eco mediatica e al peso politico – più o meno importante – che avevano) sono lontani. L’ex leader di quel partito naufragato in partenza di nome Fli si è dato alla scrittura, rigorosamente anti-Cav, e ha provato a far parlare di sé aggrappandosi al libro “Il Ventennio” in cui ripercorre la storia più recente del centrodestra, i rapporti con Silvio Berlusconi e quelli con l’ultimo alleato Mario Monti”.
“Anche il bocconiano, dopo l’esperienza nefasta al governo, si è ritirato in un angolo. Il “salvatore della Patria”, scaricato da Scelta Civica e costretto a rassegnare le dimissioni dal centrino e a traslocare al gruppo misto, si è visto poco persino in Senato, con percentuali di presenze a Palazzo Madama da prefisso telefonico. Sono finiti i tempi delle apparizioni televisive, con cagnolino in braccio. L’ex premier ha anche smesso di scrivere su Twitter. Ormai, l’unica ancora di salvezza è la sua amata Unione Europea. E che dire di Ingroia? Dopo la débâcle elettorale e il fallimento della Rivoluzione Civile, l’ex pm ha fatto parlare di sé soltanto per le grane e per le sue opinabili decisioni: dalla vicenda di Aosta al provvedimento disciplinare del Csm passando per l’inizio della carriera da avvocato e il salvagente lanciatogli dall’amico Crocetta sotto forma di incarico di commissario in una società pubblica per l’informatizzazione. Difficilmente si vede in tv e le partecipazioni ai cortei sono passate in cavalleria. Gli è andato male pure l’ultimo attacco al Cav: la sua denuncia nei confronti dell’acerrimo nemico Silvio Berlusconi in merito alla lettera di restituzione dell’Imu è stata recentemente snobbata e archiviata dalle toghe: nessun reato contemplato”.
“È andata peggio ad Antonio Di Pietro. Dopo l’inchiesta di Report sui suoi immobili e la morte politica dell’Idv, l’ex toga si è autoinflitta l’ultima umiliazione andando a votare per Renzi alle primarie, nonostante il Pd lo avesse avvisato dell’impossibilità di farlo. Il presidente della Commissione congressuale regionale del Molise, Antonio Battista, era stato perentorio: “Di Pietro non può votare alle primarie del Pd, purtroppo mi dispiace, ma lui non può partecipare perché non ha mai aderito a gruppi del Pd, non é un eletto all’interno delle liste del partito e non è un iscritto. Non può votare inoltre chi fa parte della dirigenza di altri partiti ed è proprio questo il caso di Di Pietro che è presidente dell’Italia dei Valori””.
“Il testardo contadino si presentò comunque, puntando sui riflettori mediatici. Risultato? Tornò a casa mestamente, senza poter esprimere la propria preferenza. Ma magari sarà Renzi a farlo salire sul suo carro, chi lo sa? Tra i desaparecidos rientrano poi sicuramente anche gli ex finiani, da Italo Bocchino a Fabio Granata passando per Carmelo Briguglio. Così come si annoverano Rocco Buttiglione, Franco Marini (padre nobile del Pd “ucciso” dagli stessi democratici in occasione dell’elezione del presidente della Repubblica), Pier Luigi Bersani (rottamato da Renzi), Beppe Pisanu e Livia Turco. Il 2013 li ha spazzati via. Ma non è detto che non si rifacciano vivi.”
(Foto LaPresse)