ROMA – “Bolle d’acciaio” scrive Massimo Gramellini sulla Stampa (8 novembre) dopo le dichiarazioni di Letta (“In Europa pensano che ho tirato fuori delle balls of steel“), “In serata è emersa la banale verità – scrive Gramellini – l’espressione palle d’acciaio («balls of steel») era una traduzione colorita del pensiero castigato di Letta da parte dell’intervistatore irlandese”.
Ieri la notizia più diffusa e chiacchierata del giorno è stata l’affermazione, attribuita a Enrico Letta da un giornale irlandese, di avere le palle d’acciaio. Brunetta, dall’alto delle sue competenze siderurgiche, ha commentato che i lavoratori dell’Ilva gliele fonderebbero all’istante. Beppe Grillo ha lanciato nella Rete una discussione urgente sul tema «Letta ballista d’acciaio». Dalle Alpi alle Piramidi è stato subito un crepitio di tastiere. La battuta migliore: se i leader europei magnificano gli attributi di Letta, allora è vero che quando andiamo a Bruxelles ci caliamo le braghe. Anche il sottoscritto ha confezionato un corsivo sul celodurismo democratico che da alcuni minuti giace esanime nel cestino. Infatti in serata è emersa la banale verità: l’espressione palle d’acciaio («balls of steel») era una traduzione colorita del pensiero castigato di Letta da parte dell’intervistatore irlandese.
Non è il momento di soffermarsi sulla qualità della stampa di Dublino rispetto ai tempi di Joyce. Sta di fatto che abbiamo dato per buona una dichiarazione del presidente del Consiglio per la semplice ragione che era stata diffusa sul web. E che a mettere in moto la baracca mediatica non è stato un discorso, ma una battuta: volgare o estrema come quella (purtroppo vera) sugli ebrei, consegnata da Berlusconi al suo memorialista Bruno Vespa. Siamo all’informazione liofilizzata, alla politica Zelig: hai dieci secondi per dire o scrivere qualcosa di impressionabile, meglio se impressionante, altrimenti cala il sipario dell’attenzione. Il prossimo passo, esprimersi a gesti e grugniti. Bossi verrà ricordato come un precursore.