
STRASBURGO – Il carcere per il reato di diffamazione รจ sbagliato. Franco Siddi, presidente dell’Fnsi, prende spunto dalla sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che ha criticato l’Italia per la condanna a Maurizio Belpietro (direttore di Libero), che avrebbe dovuto scontare la pena in carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa-
Dice Siddi: โNessuno adesso puรฒ avere piรน dubbi. La sanzione del carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa deve essere cancellata. LโItalia รจ giร fuori tempo massimo per mettersi in regola con le consolidate norme europee sui diritti umani. La condanna del nostro Paese da parte della Corte Europea per i diritti dellโuomo per aver inflitto una pena detentiva al direttore di Libero Belpietro, in un processo di diffamazione a mezzo stampa, รจ chiara e non da spazio ad equivoci. Eโ una sanzione inevitabile e un brutto ceffone per un Paese, il cui Parlamento da decenni rinvia lโabolizione del carcere per i giornalisti a motivo della loro attivitร professionale”.
Siddi ricorda che
“La Fnsi, incessantemente da anni, con i cronisti italiani tutti, sostiene lโillegittimitร (ancora presente nel nostro ordinamento) del carcere per diffamazione a mezzo stampa, di cui anche il Capo dello Stato ha sollecitato il superamento. i fautori del carcere e delle limitazioni improprie allโinformazione e alle opinioni hanno ripetutamente fatto finta che quanto previsto dallโart. 10 della Convenzione Europea per i diritti dellโuomo fosse una semplice indicazione e non una norma cogente per gli Stati firmatari. Anche molte delle proposte di riforma avanzate continuano a contenere dei โmaโ di troppo accanto allโipotesi di eliminare o attenuare la misura del carcere”.
E poi continua:
Ora, dopo la sentenza della Corte Europea dei diritti dellโuomo, lโItalia dovrร chiedere scusa a Belpietro, pagandogli anche un risarcimento di 10 mila euro per danni non pecuniari e 5 mila per spese legali. Troppo poco sul piano materiale, quanto vale per rendere chiaro a tutti che la norma del Codice penale italiano va cassata rapidamente. A Belpietro โ che ha avuto la costanza di insistere sulla liceitร del suo lavoro fino alla Corte di Strasburgo โ un ristoro morale importantissimo, che deve riguardare dโora in poi tutta la categoria. Nello specifico caso, peraltro, la riflessione deve essere ancora piรน radicale, poichรฉ il direttore di Libero era stato condannato in appello e in Cassazione (dopo lโassoluzione in primo grado) per omesso controllo (in quanto responsabile della testata) su un articolo e opinioni scritte da un altro giornalista, Lino Iannuzzi, nella sua funzione, allโepoca, di Senatore della Repubblica.ย Il parlamentare era stato escluso dal procedimento perchรฉ giudicato non sanzionabile, in questa veste, anche da un pronunciamento della Corte Costituzionale.
Siddi conclude con un auspicio:
Il tempo delle โmazziateโ deve finire e come afferma la Corte dei diritti dellโuomo la sanzione che era stata inflitta al direttore di Libero รจ โingerenza nel diritto alla libertร di espressione non โฆ proporzionata ai fini perseguitiโ. E ancor piรน rilevante la riaffermazione che la reclusione in carcere per un reato commesso nel settore della stampa non รจ compatibile con la libertร di espressione, se non in circostanze eccezionali, come nel caso di incitazione alla violenza o allโodio razziale. Il Parlamento, a cominciare dalla Commissione Giustizia della Camera, che ha in questi giorni in carico i progetti di legge e di riforma, ne prenda atto e proceda di conseguenzaโ.
