Ligabue torna a cantare, ma stavolta ha messo via Elvis, il lambrusco e miss mondo. Dopo i cinquant’anni compiuti un mese fa, il Liga torna incazzato, e butta in musica il suo ‘mostro’, la sua disillusione verso i falsi amici, la sua insofferenza verso chi predica bene e razzola male, facendo male agli altri.
“Arrivederci mostro” racconta tutto questo, e lo fa sulle note di una lettera a Guccini: “Caro il mio Francesco”, canta Luciano, rispondendo idealmente all”Avvelenata’ del cantante modenese.
“Colleghi cantautori, eletta schiera, che si vende alla sera per un po’ di milioni, voi che siete capaci fate bene a aver le tasche piene e non solo i coglioni…” suonava Guccini, e ora Liga risponde “parlavano di stile, di impegno e di valori, ma non appena hai smesso di essere utile per loro eran già lontani, la lingua avvicinata a un altro culo”.
Parla di solitudine e di voglia di cantare, che resta nonostante l’ipocrisia di certo ambiente musicale. Lo fa dopo il periodo difficile vissuto alla fine del 2008. “Ognuno di noi ha i propri mostri, i propri fantasmi si possono chiamare ossessioni, paure, condizionamenti, senso di inadeguatezza, aspettative e chissà in quali altri modi ancora – spiega. Sappiamo, però, che sono vivi e sono il filtro attraverso cui chiunque matura la propria, personale visione del mondo”.
“Credo di conoscere abbastanza bene i miei ‘mostri’, mi fanno compagnia da tanto tempo – racconta Ligabue. Può darsi che sia anche per questa lunga frequentazione che ora, in questa fase della mia vita, mi sembrano meno potenti e ingombranti. Alcuni di loro li ho affrontati in questo album ma era solamente per fargli sapere che li stavo salutando. Loro come tutti gli altri. So benissimo che sarebbe fin troppo bello che fosse un saluto definitivo. Infatti non mi sono permesso di dire: ‘Addio, mostro!’ ma un più prudente e realistico: ‘Arrivederci, mostro!”.
Dodici i brani del nuovo album, tra cui ‘Quando mi vieni a prendere’, sette minuti di note ricordando la tragedia di Dendermonde, in Belgio, quando un ventenne entrò armato di un coltello in un asilo e fece una strage.
Con Liga sul palco sale la cronaca, e ha i toni più bui. Rock di sempre, chitarra e batteria suonata dal figlio undicenne in ‘Taca banda’. E tanta rabbia, ma solo in musica. “Il mio disprezzo me lo tengo dentro che il letamaio è colmo già pubblicamente”
