Sessant’anni, tempo di bilanci e di ricordi. Comincia dalle origini, dall’infanzia, dai primi amori, il racconto che Renato Zero fa di sé ad Aldo Cazzullo, che lo ha intervistato per il Corriere della Sera. E ancora una volta elude la domanda che da sempre lo insegue: è gay? “Risponderò con una canzone che uscirà presto”.
“Sono nato in via Ripetta. Il centro di Roma allora era molto promiscuo. Ci stavano calzolari, ombrellari, bottari che facevano botti e fiaschi, e carbonari, perché avevamo il riscaldamento a carbone. E ci stavano le grandi famiglie papaline, gli Odescalchi, i Torlonia, i Del Drago: quando traslocavano, vedevi passare mobili meravigliosi. Poi la mia casa fu comprata in blocco dall’ospedale San Giacomo. Così ci cacciarono in borgata. Ho impiegato tutta la vita a tornare in centro. Qualche anno fa ho comprato vicino a piazza del Popolo; ma non riuscivo a viverci. Solo boutique, neanche una panetteria: mica potevo magnamme ‘e scarpe de Prada”.
Ora abita alla Camilluccia, quartiere bene di Roma, vicino al figlio adottivo Roberto: “Ero al cinema, e noto questo ragazzino. Era pettinato come Barth Simpson. E mi regalò un pupazzetto di Barth Simpson. Mi raccontò la sua storia: il padre era morto, la madre malata. Sono sempre stato vicino ai ragazzi degli orfanotrofi. Cominciai a seguire Roberto. Quando fu possibile, lo adottai: la legge consente anche ai single di adottare, se il figlio è maggiorenne e non ha più i genitori”.
Gli inizi, in un Paese ancora molto tradizionalista, non furono una passeggiata: “Una sera andai a cantare a Monte Compatri, ai Castelli, credo fosse una sagra della salsiccia. Presi un sacco di insulti. A vedermi c’erano mia sorella Enza e il suo fidanzato. Riportandola a casa, lui le disse: “Certo che quello lì è strano forte…”. E lei: “Quello lì è mì fratello, e se nun te sta bbene, tra noi è finita”. Si sposarono. Je stavo bbene. Adriano Panatta ha raccontato l’imbarazzo della sera in cui andò a prendere con la sua spider in piazza Venezia un amico della sua fidanzata, Loredana Bertè. Era vestito da angelo: Renato Zero”.
E l’amore? “Con Enrica Bonaccorti è stato un lungo viaggio affettivo insieme. Poi c’è stata Lucy Morante”. Amori gay? “Presto uscirà una canzone in cui risponderò definitivamente a questa domanda, che mi ha stancato. Ognuno si curi il proprio orto, lasci aperta la porta, non si chiuda gli orizzonti, non si appiccichi da sé etichette che la vita potrebbe smentire”.
La politica? “Gli altri suonavano alla festa dell’Unità con le loro band; io giravo i locali con il registratore, pigiavo play, partiva la musica e cantavo, solo come un cane. Non sono mai stato in quelle trincee, ma in altre, molto più esposte. Eppure, con tutto quel che ho lavorato, con tutte le persone che ho aiutato, cosa mi ha dato il mio Paese? Niente. Manco una croce di cavaliere”.
