ROMA – Il prossimo gennaio è l’ultima data che bookmakers ed analisti vari danno come “buona” per l’uscita della Grecia dall’euro. Sugli eurobond, nonostante le parole del premier Mario Monti, anche i socialdemocratici tedeschi tirano il freno, e per il governatore della Bce è un “momento cruciale per l’euro, in gioco c’è la sua sopravvivenza”. Contemporaneamente, lontanissimo dai palazzi del potere e dell’economia, anche Beppe Grillo dà il suo piccolo contributo all’affossamento della moneta unica: “Facciamo un euro debole noi del sud Europa, tra Greci, Spagnoli, Portoghesi”. Non sarà forse che i Maya avevano visto lungo e quando nelle loro tanto citate previsioni parlavano di “fine di un ciclo” si riferivano proprio alla moneta europea e non alla fine del mondo? Le date coincidono, e la scomparsa dell’euro sarebbe certo la fine di un ciclo, di un’idea e anche di un pezzo di mondo.
La Grecia non va, tra incertezza politica, elezioni da rifare, tensioni sociali, lacci troppo stretti imposti dalla comunità internazionale per restare all’interno della moneta unica, non c’è giorno che passi senza che l’ipotesi di abbandono dell’euro divenga un po’ più concreta. E i mercati, emotivi come i numeri e la finanza non dovrebbero essere, non c’è giorno che non si spaventino e non si facciano prendere dal panico. Quando le borse europee, Milano in testa, chiudono con il segno meno davanti, ormai quasi non ci si fa più caso. La notizia è quando a quel meno segue come minimo un 3. Certo, ogni tanto si registra anche qualche chiusura in positivo, quello che in gergo viene definito “rimbalzo”, ma non è altro che l’eccezione che conferma la regola. E la regola sono la paura e la perdita più o meno costanti.
Sul fronte eurobond, i fantomatici titoli garantiti non dai singoli stati ma dall’Europa tutta, dopo quella che sembrava un’accellerazione è arrivato un ennesimo, inaspettato, stop. Dei titoli europei si parla ormai da anni, con la cancelliera Angela Merkel da sempre contraria. La nuova aria che tira nel vecchio continente, con l’ascesa di Francois Hollande all’Eliseo, il nostro governo tecnico, la sconfitta elettorale proprio della Merkel nel suo paese, sembrava aver se non spianato quanto meno agevolato la via per i titoli europei. E invece il nuovo stop è arrivato proprio lì da dove nessuno o quasi se lo sarebbe aspettato: dai socialdemocratici tedeschi. Spd, che insieme ai Verdi, era sempre stata favorevole ai titoli europei e che ora, con la Merkel in difficoltà, “accerchiata” e isolata nella sua posizione pro rigore economico, fornisce alla cancelliere una sponda inaspettata. “Gli eurobond sono giusti, ma non si può avere debito comune senza una politica comune”, questa in sintesi la posizione, nuova, dei socialdemocratici tedeschi. Dettata probabilmente anche dalla difficoltà di far digerire all’elettorato di Berlino l’idea di un debito comune, garantito in parte dai tedeschi anche per gli altri paesi europei. Una posizione quindi non così nobile come si cerca di dipingerla, ma certo un ostacolo non da poco sulla strada degli eurobond.
Intanto la Grecia continua ad avvitarsi nella sua crisi, e il panico valica agevolmente i confini di Atene. Massici prelievi dai conti correnti bancari nel paese di Omero e in Spagna, e mercati in rosso in tutta Europa. Di Grecia fuori dalla moneta unica, argomento solo qualche mese fa considerato praticamente tabù, ormai si parla apertamente, e le smentite sono quasi di facciata. La situazione è così delicata che anche Mario Draghi parla di sopravvivenza a rischio per la moneta unica, cosa che in bocca al governatore della Bce suona quanto mai preoccupante.
Nel nostro piccolo, anche in Italia, lo stesso Paese il cui premier Monti afferma sicuro “Gli eurobond si faranno e la Grecia non fallirà”, si levano voci contrarie alla moneta unica. “Facciamo un euro debole noi del sud Europa, tra Greci, Spagnoli, Portoghesi – è l’idea dell’(ex)comico Beppe Grillo – La Germania, la Merkel si riprenda il Marco. Abbiamo già perso il 30% della nostra economia da quando siamo entrati nell’euro”. Idea con qualche fondamento economico? Verosimilmente no. Ma un’idea che piacerà certo ad una fetta di elettori che è quella che vota il Movimento 5 Stelle. La definizione corretta sarebbe “demagogia”.
Se fosse buona l’ultima previsione che data gennaio per l’uscita di Atene dall’euro, con conseguente fallimento della Grecia, questo 2012 potrebbe davvero segnare la fine di qualcosa. Esattamente come avevano previsto i Maya che pure dell’Europa non conoscevano nemmeno l’esistenza. Se fallimento greco sarà, probabilmente sarà anche il fallimento dell’euro e, soprattutto, finirà il sogno di un’Europa unita dalla moneta ma non solo. Sogno antico che dopo la seconda guerra mondiale era riuscito, faticosamente, a trasformarsi in qualcosa di reale. Non sarà la fine del mondo che ai Maya viene attribuita, ma la fine di un mondo sì.