ROMA – Candeline su una torta spente grazie alle flatulenti capacità di un super eroe del peto (sarà anche capace di sinfonia di peti a ritmo del Bel Danubio blu). E seni tatuati capaci di danzare singolarmente e, all’occasione, di rompere un’anguria. E poi “vaffa” in varia forma: da quelli per non udenti di Morgan esibiti ad X-Factor sino a quelli verbali, e ripetuti come un mantra, di Michele Santoro. E’ il pout porri televisivo a disposizione dei nemmeno troppo nottambuli telespettatori; è quanto gli italiani, a milioni, scelgono di vedere ogni sera i quasi in tv. E’ la tv una volta divisa in “alta” e “bassa” e ora finalmente unita e riunita in quella che il Corriere della Sera battezza e riconosce come la “Vittoria del trash”
E se era noto a chi di televisione si occupa che la notte fosse stata, per anni se non decenni, una sorta di isola felice della tv, di territorio libero anche dall’ossessione dell’audience, dove si poteva sperimentare, innovare e fare in sostanza tutto quello che di giorno era precluso, ora è diventata questa fascia oraria una sorta di bestiario delle bassezze o delle stranezze umane.
“La vittoria del trash”, sintetizza sul Corriere della Sera il titolo del racconto a firma di Renato Franco che tratteggia quello che il palinsesto offre. “Ed elli avea del cul fatto trombetta. Il suono è quello di Barbariccia, il diavolo di cui Dante parla nel canto XXI dell’Inferno. Dal canto XXI al XXI secolo la scena passa a Mr Metano: mantello e tuta verde, la ‘M’ sul petto, un po’ di borotalco per la resa visiva dello scoppio, la torta con le candeline pronte da spegnere. E lui – che nel settore è un fenomeno – le spegne così. (…) La supertatuata Sara Mills, che muove il seno a ritmo di musica (uno delle sue performance ha avuto 32 milioni di visualizzazioni). Se un sabato si è pensato di aver raggiunto il minimo storico con il percussionista di sederi, è bastata una settimana per ricredersi e ammirare il sollevatore di pesi (70 chili) con i genitali”.
Franco racconta quello che il programma di Canale5 “Tu si que vales” mostra. Un programma in grado di attirare il 25% del pubblico televisivo, vale a dire oltre 5 milioni di persone, ma non l’unico programma ad aver contribuito ad aver tirato giù l’asticella del buon gusto della tv.
In compagnia di Mediaset infatti, figurano Sky e nemmeno La7. Un po’ indietro, forse e certamente recupererà, la Rai. Sull’emittente del tycoon Rupert Murdoch ci pensa il sempreverde Morgan a non lasciare solo il turpiloquio e, visto che il vaffa è ormai sdoganato, l’ex dei Bluvertigo ha scelto di affidarsi alla gestualità, evidentemente più comprensibile e ancora non inflazionata, ed ha regalato alle telecamere di X-Factor due dita medie.
E a sdoganare definitivamente il “vaffa” è stato anche un, per alcuni versi insospettabile, Michele Santoro. “Santoro – racconta Chiara Maffioletti – non è Audrey Hepburn, ma ha comunque stupito vederlo aprire Announo dicendo: ‘Siii, siii, incazziamoci tutti. Fanc… i partiti’. Parola ripetuta da lì in poi tipo mantra per, nell’ordine: i politici, Berlusconi, Monti, Fini e Casini, i movimenti, Beppe Grillo e Renzi. Un messaggio non esattamente velato. Con parolacce non sfuggite per sbaglio, ma scientificamente scritte da uno dei più noti giornalisti che, così, ha alzato il livello della volgarità accettata (e accettabile) in tv”.
“Va di moda la tv di pancia – osserva Aldo Grasso sul Corriere -: coattaggini, pecionate, dito medio alzato verso il pubblico, incazzature al posto di editoriali, gesti scurrili, fraseggi e borborigmi incomprensibili, insomma la rappresentazione del ‘ventre molle’ del Paese. La tv di pancia è sempre esistita; fin dalle origini c’è stato qualcuno bravo a giocare sui registri bassi della corporalità. Si è acuita maggiormente quando il ‘ventre molle’ ha preso la parola, quando i dilettanti allo sbaraglio (tenuti a freno dal cinismo indulgente di Corrado) hanno creduto di avere un talento da far fruttare, quando l’audience profonda ha preteso di fare sociologia. (…) La tv di pancia si manifesta sia come intrattenimento (i ‘mostri’ da fiera) che come talk e si mostra sotto specie di arena, di gabbia, di quinta colonna”.
“Un tocco di volgarità rende popolare qualsiasi trasmissione”, conclude Grasso, e ora l’hanno capito finalmente tutti, anche fuori dal Parlamento.