ROMA – Per il Movimento 5 Stelle quella del dopo-ballottaggi è stata la giornata del “vaffa” interno, iniziata male e finita peggio: la batosta brucia, il capo è nervoso, più di qualcuno si agita.
La batosta è quella che arriva dalle elezioni comunali in Sicilia, dove M5S esce ridimensionato oltre ogni più nera aspettativa. Dei quattro capoluoghi che eleggevano il sindaco, solo a Ragusa i 5 Stelle sono riusciti a portare un proprio candidato fra i primi due: Federico Piccitto ce l’ha fatto per 500 voti, ma il suo 16,1% – e il 9,8% preso dalla lista M5S – è ben poca cosa rispetto al 40,9% incassato alle politiche, solo 100 giorni fa. A Siracusa è precipitato dal 35,3% al 5,7%, ma perlomeno è riuscito a superare lo sbarramento del 5% ed entrare in consiglio comunale. Così non è stato a Messina, dove gli M5S sono rimasti fuori, e a Catania, dove i grillini sono crollati dal 31,8% al 3%.
Significativo che nel giorno dei risultati disastrosi in Sicilia il palermitano Vito Crimi – non uno dei volti più felici dell’avventura parlamentare dei 5 Stelle – concluda la sua esperienza da capogruppo al Senato, lasciando il testimone al genovese “ortodosso ma dialogante” Nicola Morra. Crimi ha lasciato dichiarandosi soddisfatto della sua esperienza di capo-senatori, soddisfatto del risultato dei ballottaggio (“siamo passati da zero a due comuni”), e possibilista sull’ipotesi di “nuovi allontanamenti” di parlamentari dissidenti, dopo quelli di Alessandro Furnari e Vincenza Labriola.
Crimi profeta, vedremo poi. La batosta, dicevamo, brucia e i malumori da intestini diventano pubblici. La senatrice Adele Gambaro dà la colpa dell’insuccesso elettorale direttamente a Beppe Grillo:
“Due comuni al M5s non sono un successo, ma una debacle elettorale. Inoltre ci sono percentuali molto basse. Stiamo pagando i toni e la comunicazione di Beppe Grillo, i suoi post minacciosi soprattutto quelli contro il Parlamento. Mi chiedo come possa parlare male del Parlamento se qui non lo abbiamo mai visto. Lo invito a scrivere meno e osservare di più. Il problema del Movimento è Beppe Grillo. Noi il lavoro lo stiamo facendo – prosegue Gambaro – e questo non viene percepito. Invece di incoraggiarci, scrivendo questi post ci mette in cattiva luce. Credo che altri all’interno del Parlamento abbiano le mie stesse idee; il disagio c’è ed è evidente, ma – conclude – non arriva a un dissenso vero e proprio”.
Grillo non apprezza. In effetti è un po’ da ingrati che critichi così il grande Capo uno dei “cittadini parlamentari”, onesti frequentatori di forum che giammai sarebbero entrati nelle due Camere se lo Tsunami Tour non avesse conquistato il consenso di un italiano sul quattro.
Detto questo, la reazione di Grillo non è delle più pacate: prima rilancia le affermazioni della Gambaro sul suo blog: “Vorrei sapere cosa pensa il MoVimento 5 Stelle di queste affermazioni, se sono io il problema”.
Poi rilancia, invitando la senatrice critica ad uscire da M5S:
“La Senatrice Adele Gambaro ha rilasciato dichiarazioni false e lesive nei miei confronti, in particolare sulla mia valutazione del Parlamento, danneggiando oltre alla mia immagine, lo stesso MoVimento 5 Stelle. Per questo motivo la invito per coerenza a uscire al più presto dal M5S”.
Senza appello il giudizio di Grillo sulla Gambaro:
“Uno vale uno quando rispetta, vive e conosce a fondo l’etica politica del progetto a cui partecipa – ha scritto Grillo- uno vale niente, quando scopre che la propria ‘etica’ coincide con quella di partiti altrui, ma prende in giro i propri compagni di strada restando solo per costruirsi un potere personale. Uno vale uno – scrive ancora Grillo – quando è consapevole che l’opportunità unica che gli è stata offerta non è per i suoi meriti, ma per servire un paese alla canna del gas e i suoi disperati cittadini. Quando invece crede di essere diventato onorevole per chissà quali fortune, per chissà quali divine investiture, e usa il progetto di milioni di italiani per promuovere se stesso e assicurarsi un posto al sole, allora è uno che non vale proprio niente”.
Se anche la Gambaro se ne andrà, la pattuglia dei parlamentari di M5S si assottiglierà ancora, dopo le dimissioni di Giovanna Mangili, la cacciata di Marino Mastrangeli, Furnari e Labriola. Il “cammino inesorabile” sarà quello dei senatori e deputati che se ne vanno dal Movimento 5 Stelle. Gli elettori se ne sono già inesorabilmente andati.