ROMA – E adesso chi guida il Pd fino al prossimo congresso? Il partito è in un momento difficilissimo: dopo i 101 franchi tiratori che hanno affossato la candidatura di Romano Prodi alla presidenza della Repubblica (e altrettanti che più apertamente non hanno votato quella di Franco Marini), dopo il varo del governo di coalizione col Pdl, la difficile convivenza con un Berlusconi trionfante e sorridente che detta l’agenda su Imu e riforme costituzionali… convulsioni prendono il Pd alla pancia e alla testa e l’incombente leadership di Matteo Renzi è ancora tutta da metabolizzare.
L’idea di affidare la transizione post-scoppola alle politiche a un reggente, che si è fatta largo in questi giorni, non convince Pippo Civati, battitore libero che intercetta gli umori dei “giovani” e dei “sinistri” del Pd: “Tanto vale chiedere a Bersani di restare fino al congresso” che si terrà in autunno. Ma davanti c’è ancora mezza primavera e una lunga estate nella quale si dovrà portare sulle spalle il peso di un governo che non vuole essere “balneare”.
Ma l’11 maggio, nella prossima riunione della direzione del partito, qualcosa si dovrà decidere. Quasi impossibile che si tratti del nome del prossimo leader del centrosinistra, molto difficile che sia il prossimo segretario del Pd, altamente probabile che assomigli a un reggente.
Allora fuori i nomi, e fuori subito Nicola Zingaretti, che molti indicavano come il “reggente ideale”. È lui stesso a depennare la sua candidatura: “È fuori discussione che io, a pochi mesi, possa abbandonare le cittadine e i cittadini del Lazio, non sarebbe serio né giusto”. Zingaretti non vuole fare da capoclasse ma comunque al congresso capitanerà una pattuglia di delegati con una sua mozione.
Restano in pole position i nomi di Gianni Cuperlo, dalemiano di Trieste già segretario della Fgci negli anni 80, attuale direttore del centro studi del Pd, e Guglielmo Epifani, l’ex segretario della Cgil che avrebbe l’appoggio dei bersaniani e rinforzerebbe gli argini del lato sinistro del partito, fortemente tentati da una scissione. In vantaggio Cuperlo, perché in questo momento di riorganizzazione è difficile che si tiri subito fuori un nome pesante, come per l’appunto quello di Epifani. La fase premia figure più leggere, di affidabili funzionari, come ad esempio anche quella di Catiuscia Marini, governatrice dell’Umbria.