Giuliano Amato (Torino, 13 maggio 1938) detto Dottor Sottile o Eta Beta. Nasce e cresce a Torino, ma è figlio di un impiegato della provincia di Agrigento. Gli Amato poi si trasferiscono in Toscana. Giuliano frequenta il liceo classico a Lucca e poi la facoltà di giurisprudenza (poi confluita nella Scuola Superiore Sant’Anna) della Normale di Pisa. Vanta un master in Law school alla Columbia University di New York. Si avvia a una carriera accademica di costituzionalista e allo stesso tempo si iscrive prima al Partito Socialista di Unità Proletaria (Psiup) poi al Psi, dove alla fine degli anni 80 sarà vicesegretario generale. Deputato dal 1983, sarà prima antagonista poi molto vicino a Bettino Craxi, al quale deve molta della sua fortuna politica.
Nel governo Craxi (1983-87) è infatti sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Poi vicepresidente del Consiglio e ministro del Tesoro nel governo Goria (1987-1988) e nel governo De Mita (1988-1989). Dal 1989 al 1992 è vicesegretario del Psi fino a quando il presidente della Repubblica Scalfaro affida al “Dottor Sottile” il compito di formare un governo che affronti la crisi finanziaria causata dal crollo della lira, con la conseguente svalutazione della moneta e l’uscita dallo SME (Sistema Monetario Europeo). Nei 298 giorni di presidenza Giuliano Amato vara una finanziaria durissima (la cosiddetta finanziaria “lacrime e sangue” da 93 mila miliardi), con misure come il prelievo forzoso del 6 per mille sui conti correnti fatto nella notte fra il 9 e il 10 luglio 1992. Il suo governo poi è travolto dalle inchieste di Tangentopoli, che comunque non lo riguardano mai direttamente.
Lui sparisce dalla scena politica, rifugiandosi nella presidenza dell’Antitrust, dove rimarrà fino al 1997. Sono gli anni del conflitto di interessi di Berlusconi, Amato non è fra gli antiberlusconiani e di questo il Cavaliere se ne ricorda oggi che il suo nome è uno di quelli che potrebbe andar bene al Pdl. Nel 1998 è ministro del Tesoro nel governo D’Alema, poi nel 2000 ritorna presidente del Consiglio. Tuttavia alle politiche del 2001 – nonostante l’indicazione della coalizione – preferisce lasciare il ruolo di candidato premier del centrosinistra a Francesco Rutelli.
Da allora colleziona presidenze a ritmi da primato europeo: vicepresidente della Convenzione europea, chiamata a disegnare la nuova architettura istituzionale dell’Ue (2002); presidente della Commissione internazionale sui Balcani (2004); presidente dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana Treccani (2009); maggior consulente in Italia per la Deutsche Bank (2010); presidente onorario della Fondazione di ricerca storica “Ildebrando Imberciadori” (2010); presidente del Comitato dei Garanti per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia (2011); presidente della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa (2012). Nel frattempo è stato ministro dell’Interno nel governo Prodi II (2006-2008), membro del Comitato nazionale della costituente e poi del coordinamento del Pd.
Ad Amato non mancherebbero statura, competenza e “terzietà” per fare il presidente della Repubblica. Ma a penalizzarlo è proprio la sua collezione bipartisan di poltrone: lo rende un simbolo della “Casta”, con o senza K, difficile da far digerire all’opinione pubblica. Se D’Alema è il nome di riserva dell’intesa Pd-Pdl, Amato in questo momento è la riserva di D’Alema, che potrebbe ritornare al centro delle trattative dalla quinta-sesta votazione in poi.
