L’avventura americana รจ forse la piรน esaltante tra quelle vissute finora da Marchionne. Nel 2009, quando ha inizio, la Fiat acquisรฌ il 20 per cento del capitale della malmessa Chrysler. “Chrysler รจ un’azienda che รจ andata e tornata dall’inferno”, dice tranquillo Marchionne. Perchรฉ tranquillo? Perchรฉ in soli due anni la ha risanata e rilanciata al punto che ora รจ in grado di produrre ricchezza. Ora l’obiettivo รจ salire nel capitale, fare la fusione tra Fiat e Chrysler e realizzare (ma in parte รจ giร in atto) una piena integrazione industriale.
Il capitale dell’industria statunitense in mano a Fiat รจ del 51,5 per cento, la maggioranza assoluta, mentre il restante 41,5 รจ in mano alla Veba, la societร finanziaria dell’Uaw, il sindacato dei dipendenti della Chrysler. Che tira sul prezzo al punto da aver aperto una vertenza presso un tribunale del Delaware che dovrebbe concludersi a marzo. Poca cosa. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama guarda con simpatia all’attivitร di Marchionne; l’ambiente industriale e finanziario pure. Ma quando si sarร questa fusione, che farร del gruppo il settimo del mondo nel settore auto? “La si potrebbe fare in nove mesi”, annuncia il top manager, “ma piรน probabilmente si farร nel 2014”.
C’รจ poi un terzo pilastro della Fiat, il Mercosur, il mercato comune del Sud America, del quale sono Stati membri l’Argentina, il Brasile, l’Uruguay e il Venezuela; e Stati associati la Bolivia, il Cile, il Perรน, la Colombia e l’Equador. Ma รจ il Brasile, che sviluppa il 77 per cento del prodotto interno lordo della regione, il cuore della Fiat in Sud America. In Brasile (un mercato da ben 4milioni di veicoli, circa il triplo dell’Italia) non solo la Fiat รจ leader di mercato (98 mila veicoli venduti nello scorso agosto, record provvisorio) ma nell’impianto di Betim, nella regione di Belo Horizonte, nel 2011 ha prodotto 745 mila veicoli (quasi il 60 per cento in piรน che in Italia) con 15 mila dipendenti (il 60 per cento in meno che in Italia): questa รจ produttivitร , questa รจ competitivitร .
Forte sui suoi tre pilastri (l’Europa che si rilancerร in tre o quattro anni, il Nord e il Sud America) la Fiat puรฒ cominciare a guardare con sempre maggiore attenzione a Oriente. Prima l’ampliamento dell’accordo tra Fiat e Chrysler, da una parte, e il cinese Gac Group, con sede nello Guangzhou, dall’altra. Finora la joint-venture produce la Fiat Viaggio e distribuisce in Cina modelli importati, come la Fiat 500, la Bravo e il Freemont. La prossima tappa della joint-venture ha come obiettivo quello di produrre Jeep in Cina.
Nel frattempo, un business storicamente importante: un accordo con la giapponese Mazda (che ha come primo azionista la statunitense Ford). Obiettivo: produrre il nuovo spider Alfa Romeo, un ritorno allo spider a due posti dopo la mitica Duetto.
La Fiat di dieci anni fa, che nellโultimo decennio non ha mai chiesto aiuti (come fa notare il presidente John Elkann) รจ cosรฌ radicalmente cambiata. Era ripiegata su se stessa ed era chiusa verso l’estero. Ora รจ una multinazionale. Dei 197 mila dipendenti (55mila sono Chrysler) il 70 per cento รจ fuori d’Italia. Oramai, con la fusione con la Chrysler, Fiat-Chrysler sarร la settima industria automobilistica del mondo. Un global player guidato da un global manager. Per fortuna calvinista.
