L’intervista, pubblicata in Italia anche da Repubblica è proprio intitolata “Ai divorziati diciamo troppi no, ora la Chiesa deve aprire le porte” e Francesco spiega bene sui divorziati:
Che facciamo con loro, che porta si può aprire? C’è un’inquietudine pastorale: allora gli andiamo a dare la comunione? Non è una soluzione dargli la Comunione. Questo da solo non è la soluzione, la soluzione è l’integrazione. Non sono scomunicati. Ma non possono essere padrini di battesimo, non possono leggere le letture a messa, non possono distribuire la comunione, non possono insegnare il catechismo, non possono fare sette cose, ho l’elenco….
Se racconto questo, sarebbero scomunicati di fatto. Bisogna aprire di più le porte. Perchè non possono essere padrini? Che testimonianza darebbero al figlioccio? La testimonianza di un uomo e una donna che dicano: Guarda io mi sono sbagliato, sono scivolata su questo punto, ma credo che il Signore mi ami, voglio seguire Dio, il peccato non mi ha vinto, vado avanti…ma che testimonianza è questa. Se arriva uno di questi truffatori politici che abbiamo, corrotti, a fare da padrino ed è regolarmente sposato per la Chiesa, lei lo accetta?E che testimonianza darà al figlioccio? Testimonianza di corruzione? (La Nation – La Repubblica)
Parole del Papa Francesco, chiare, anche dure, anche molto attuali nel riferimento ai corruttori di oggi, che possono fare i padrini, comunicarsi, mentre il divorziato sta ai margini, soffre, come racconta nel suo lungo vissuto don Cereti. Ma lei è sicuro don Cereti, che il Papa si è anche convito leggendo il suo libro, lei lo ha incontrato questo Papa che riconosce la sua battaglia e la fa sua? Cereti è umile, ma fermo e per nulla ambizioso:
So che lo ha letto, mi hanno raccontato che non ha dormito per finirlo…ma non l’ho incontrato, e questo non è importante….So che il Papa lo ha anche fatto sintetizzare e Kasper mi ha citato…..Dicono che Kasper rappresenta la chiesa tedesca, ma credo che lui faccia parte della Chiesa universale e se quindici sono i voti di Kasper e ottantacinque gli altri sul tema delicato della comunione ai divorziati, questo vuol dire che quel cardinale è impegnato nella Chiesa di tutti.
Cereti è sereno, sembra come uscito da quel cono di ombra in cui lo avevamo nascosto proprio per le posizioni coraggiose e allora controcorrente assunte in tanti studi in tanti libri su questa questione ora riemersa e più in generale su quelle della penitenza, dei peccati da assolvere. “Oggi ripubblicano i miei libri – spiega – e ieri non potevo scrivere su nessun giornale cattolico su Avvenire, sull’Osservatore Romano, sono stato tenuto lontano da trent’anni…”
Non solo: ci sono anche riconoscimenti che vengono da lontano, da teologi severi, profondi, assoluti nelle loro convinzioni come rocce nella dottrina cattolica, del peso di Henry Crouzel, un monumento della dottrina che avversò sempre la tesi “liberatoria” di Cereti nei suoi scritti, ma che prima di morire si rammaricò del fatto che quel suo giovane avversario non avesse continuato la sua ricerca storica nella chiesa detta la grande Chiesa o chiesa primitiva, quella dove le regole sui peccati, sul peso dei sacramenti avevano uno spessore originale, quello che, recuperato oggi, consente le aperture.
Il punto è la storia della Chiesa. Lì studiando, approfondendo, ricostruendo, collegando Cereti ha trovato la strada che, forse, ha contribuito a convincere Papa Francesco. Quella strada porta a assolvere da ogni peccato, a trovare nel sistema penitenziale il contrappeso, nella misericordia la chiave per perdonare.
Non c’è una legge indistruttibile nella Chiesa cattolica – spiega Cereti, usando l’esempio dell’ostia consacrata – Nella Chiesa l’ostia consacrata è per sempre. E’ una presenza reale del corpo di Cristo. Ma se con il tempo quell’ostia ammuffisce, si corrompe nella sua materia, allora perde quel suo valore e neppure il papa potrebbe farla rivivere.
Solo con la grazia dei sacramenti si può riconsacrare. Lo stesso vale per il matrimonio, la cui grazia è la volontà degli sposi. Finchè perdura quella grazia il matrimonio vive, ma se gli sposi si separano, formano una nuova famiglia, si distrugge quel sacramento, si rompe il vincolo. Come l’ostia che si è corrotta per il tempo che ne ha consumato la materia…
