A questo punto interviene la penitenza le cui radici si sono trovate nella storia della Chiesa Primitiva o Grande Chiesa. I Tribunali Ecclesiastici non erano adeguati a trovare questa penitenza e il papa ora sta imboccando quella strada, seguendo il sacramento della penitenza, oggi chiamata riconciliazione. “Una volta i Tribunali ecclesiastici esistevano solo in 11 stati del mondo e quindi era difficile lavare quei peccati. Solo la Chiesa inglese ammetteva che si potesse intervenire…”
Ma prima di allora? La Chiesa, Grande o Primitiva, perdonava e come racconta Cereti, quella rimessione dei peccati gravi come la rottura del matrimonio risale al famoso Concilio di Nicea del 305, quando l’imperatore Costantino decide di recuperare gli eretici e tra questi i Novazionisti, seguaci di Novazio, scismatico, anti papa, per i quali i peccati che non si possono rimettere sono l’apostasia, l’adulterio e l’omicidio.
Per rientrare nella Chiesa il clero novaziano dichiara per iscritto e accetta anche le seconde nozze. Quel documento prova che nel profondo della storia patristica c’era un’altra strada davanti al matrimonio che si rompe: una strada di penitenza o di perdono. Ma perchè poi quell’impostazione fu misconosciuta e dobbiamo arrivare al terzo Millennio e a Papa Francesco per riporre il problema e ripescare quella storia tanto antica e ombelicale?
Bisogna ricordare che nel secondo millennio, per esempio, il matrimonio civile non esisteva. Ci si sposava solo in Chiesa. Fu Napoleone a introdurlo e in Italia arrivò solo nel 1965. In quel quadro il vincolo e le sue conseguenze per chi lo stringeva erano intoccabili, per sempre.
E ora cosa succede? Il Sinodo ha riportato al centro la questione? Il sinodo dura un anno e un anno durerà la discussione anche su questo. Francesco ha riaperto la discussione e la Chiesa finalmente discute, contrapponendo chi vuol cambiare a chi vuol conservare: Jasper da una parte e gli altri, Scola, Cafarra, Burke, dall’altra parte. Cereti sorride e incita a alimentare la discussione.
