Lo scandalo che ha sfiorato l’ultimo delfino della famiglia Scajola, Marco, neo eletto in Regione, nipote di Claudio e figlio di Alessandro, vice presidente di Carige, la cassaforte ligure divenuta la quinta banca italiana per patrimonialiazzazione, recordman di preferenze con 11 mila voti, ex vicesindaco di Imperia: sospetti in un concorso per assumere i croupier del Casinò, nella cui commissione giudicatrice sedeva, come psicologo, proprio l’ultimo rampollo……
Si potrebbe continuare con gli scandali in ebollizione, in preparazione, in immersione se non fosse che Sprecopoli ha catalizzato tutta la attenzione probabilmente perchè la sostanza dei possibili reati appare molto minuta ed anche diffusa su e giù per le scale di una piccola nomenclatura comunale, dispiegata nelle proprie funzioni probabilmente per decenni.
Il sindaco in carica ha tuonato scaricando un superesposto alla Procura, il cui ufficio principale è occupato da meno di un anno da Roberto Cavallone, un magistrato tutto d’un pezzo, corrente Magistratura Democratica, origine meridionale, piovuto a Sanremo, dopo l’uscita di scena di Italo Galliano, procuratore capo da quasi venti anni.
Galliano, celebre perchè cinque anni fa aveva riaperto l’inchiesta sulla morte di Luigi Tenco, il famoso cantautore trovato cadavere durante uno dei Festival degli anni Sessanta, in una stanza di un albergo sanremese, dopo la bocciatura della sua canzone, aveva fatto parte della intoccabile oligarchia della città dei Fiori. Si parla di una quarantina di avvisi di garanzia che la Procura avrebbe già firmato e di truffe e corruzioni per una cifra globale di 100 milioni di euro. Questa somma quisquilie non lo è proprio.
Ma si ignorano sia la gittata nel tempo dello scandalo, cioè il numero delle amministrazioni che coinvolge, sia il livello di responsabilità che raggiunge. Arriva o no al livello politico? L’ultimo sindaco in carica prima dello sceriffo cow boy, Claudio Borea, respinge sdegnato ogni illazione e rivendica di avere istituito un assessorato alla trasparenza, apposta per smascherare sprechi e dall’altra parte gli rispondono che quel ruolo non ha portato a svelare nulla, se oggi tutto emerge da un banale controllo contabile che ha fatto saltare sulla sedia un impiegato: ma che fine avevano fatto quelle novanta autoblu o mezzi similari che il Comune aveva in carico, di cui pagava bollo e assicurazione e delle quali si era persa ogni traccia nella gestione quotidiana?
Alla fine dell’estate degli scandali, incominciata con le dimissioni di Claudio Scajola, dall’incarico di ministro dello Sviluppo Economico, il 18 maggio scorso, Sprecopoli fa anche un po’ scuotere la testa ai notabili sanremesi e alla vecchia guardia di una classe dirigente che ne ha viste di tutti i colori negli ultimi decenni. Come diceva Totò, il principe Antonio De Curtis, in una delle più note gag comiche, queste sono quisquilie rispetto agli scandali di una volta. Altro che la storia di Capitan Uncino, quel croupier del Casinò, smascherato dopo mesi, se non anni, per aver alleggerito le casse dei tavoli da gioco, approfittando del trasporto dalla sala giochi alla sala conta dei contenitori di denaro.
Lo chiamavano così perchè approfittava del passaggio nei corridoi per arpionare con un uncino le banconote attraverso la fessura nella quale le banconote delle mance venivano inserite. “Tirava sù” pezzi da cinquanta e centomila lire, prima ancora che avvenisse la conta che poi precedeva la divisione tra il personale di servizio in quel momento. In quel modo capitan Uncino si era soffiato impunemente decine di milioni. E nessuno aveva saputo nulla.
Ma quello era un furto nobile, da Robin Hood, da sfida nelle sale ovattate della roulettes, dello chemin de fer, del trente quarante, dei giochi in voga all’epoca, prima che anche a Sanremo piombassero i nuovi giochi, i poker texani e sopratutto le slot machine. Un furto in guanti bianchi altro che trucchi da nota spese!
Quisquilie i furti di gasolio, i treni di gomme fatti pagare al Comune per auto scomparse e poi montati sulle proprie automobili private, rispetto ai veri scandali edilizi che per decenni hanno soverchiato Sanremo, conducendo a quello che viene considerato “il sacco edilizio” della città rivierasca, invasa dal cemento, distrutta da una speculazione che Italo Calvino ha raccontato così bene nel suo capolavoro di inizio anni Sessanta, intitolato, appunto “ La speculazione edilizia”.
Calvino ha studiato al liceo Cassini di Sanremo, che sta proprio tra il palazzo Bellevue, oggi scosso dallo scandalo di Sprecopoli e il Casinò di Capitan Uncino, delle bianche torrette, oggi ridipinte di un pallido colore giallino. Il colore della ultima vergogna sanremese o della rabbia degli smascherati?
