Su Twitter circola una terribile profezia: “Finiremo come a Kandahar”. È più probabile che accada prima ciò che accadde a Bamyan, dove le gigantesche statue di Buddha vennero demolite dai cannoneggiamenti dei taliban. Lo stesso individuo che ha lanciato l’anatema contro Mahfuz infatti, ha promesso di coprire tutte le statue dell’antico Egitto perché simboli di corruzione e di infedeltà ai precetti dell’Islam.
Ho l’impressione che gli avvenimenti egiziani, ma anche l’evoluzione delle rivolte arabe nella stessa area, faranno arretrare di molto il dialogo tra le civiltà che si presentava, fino a qualche tempo fa, come l’estremo tentativo di limitare i conflitti tra popoli e culture fomentato dal fondamentalismo islamico da un lato e dall’intransigenza occidentalista dall’altra. Perciò le improprie accuse formulate contro Mahfuz sono i segnali più inquietanti di un clima che sta diventando incandescente. Ad esso contribuiscono gli avvenimenti siriani e le minacce iraniane all’Occidente e ad Israele. Gli islamisti che stanno cercando di incendiare l’Egitto lo sanno bene e si nascondono dietro l’alibi di un ritorno alle tradizioni edulcorate se non tradite, a loro avviso, dai laicisti che hanno governato fino a poco tempo fa.
Una volta affacciandomi dalla dalla finestra dello Sheraton del Cairo, la prospettiva che avevo davanti era la maestosità del Nilo affollato di imbarcazioni che procedeva lentamente verso il suo grande estuario per tuffarsi nel Mediterraneo. Immaginavo che attraverso di esso l’Africa profonda, dove sono le sue sorgenti, si gettasse per questa via nel nostro Mare come a voler ricongiungere la sua civiltà antiche e lontane con altre civiltà. Una suggestione che ho coltivato fino a quando non ho visto scorrere sangue cristiano nelle vie del Cairo ed ascoltare le farneticazioni degli islamisti nel segno di un tribalismo che non nulla di religioso, ma è soltanto peccaminoso.
Contro la stessa fede alla quale dicono di ispirarsi e contro il loro popolo che più ha prosperato e si è affermato quanto più le contaminazioni culturali sono state feconde nel corso della lunga storia che il Grande Fiume continua a narrare. Ma cosa ne sanno i lugubri istigatori odio, per esempio, delle influenze del diritto faraonico nell’evoluzione degli istituti giuridici romani…
Va così sull’altra sponda del Mediterraneo e probabilmente noi non potremo fare nulla per invertire il brutto corso della storia.