Quando eravamo ragazzi e non riuscivamo a capire le ragioni di un avvenimento, c’era sempre un vecchio amico che, con aria furba e cinica, squarciava ogni velo e indicava nella Cia e nella mitica Trilateral, la mano oscura che tutto indirizzava e tutto spiegava.
Di tanto in tanto proviamo nostalgia per quei giorni dove almeno c’era un mago che ti illudeva di poter vedere l’invisibile e di rintracciare un filo anche nei labirinti più inestricabili.
Ora i misteri sono restati, la Cia e la Trilateral, non sembrano neppure in buona salute, e, almeno in Italia, la notte occupa anche lo spazio del giorno.
L’ultimo esempio ha assunto la forma della agenda rossa del giudice Paolo Borsellino.
Davvero nessuno aveva mai visionato quel filmato?
Nessuno si era accorto di nulla?
Chi è quel misterioso signore che, a colpo sicuro, fruga tra le macerie e porta via l’agenda con tutti gli appunti più riservati del giudice?
Le tante bugie dette, persino nei tribunali, su quella agenda, ora assumono un sapore particolare, sempre più sgradevole.
Trattativa o meno, la realtà è che mentre alcuni servitori dello Stato, quello con la maiuscola, morivano contrastando le mafie, altri prosperavano contrattando con le mafie.
Adesso, pur di nascondere la possibile atroce verità, torneranno a depistare, a spargere quintali di nero di seppia, affinché l’Agenda rossa e il suo custode, siano circondati dalla notte più fonda, quella nella quale non si distingue neppure il colore dei gatti, per citare il filosofo.
In questi momenti viene la nostalgia di quel vecchio amico che risolveva tutto con la Cia e con la Trilateral, forse sbagliava i riferimenti, ma, almeno per quanto riguarda l’Italia, la mano nascosta c’è stata e continua ad operare, anzi a depistare.
Sarà il caso di smetterla di dare la colpa a quei giudici di Palermo che non hanno mai rinunciato ad indagare sulla stagione delle stragi e del disonore.