ROMA – “Non si può dare il Daspo a vita, non sarebbe costituzionale”. Così si è espresso il magistrato Raffaele Cantone, un giudice autorevole e coraggioso, appena nominato dal governo a capo della Autorità contro la corruzione.
I tanti Genny ‘a carogna di Italia possono e debbono essere colpiti, ma ricorrendo alle leggi ordinarie, condannandoli per i reati commessi, stroncando i legami con il malaffare, recidendo i rapporti con le società, prevenendo le loro mosse.
Il Daspo a vita, ha spiegato Cantone, sarebbe una misura difficilmente applicabile e sarebbe una misura preventiva “in eterno”, buona forse per qualche settimana di spot, meno per fronteggiare il fenomeno.
Le carogne degli stadi sono note a tutti, con tanto di nome e cognome, se sono sopravvissute al Daspo significa che il male non sta tanto nella assenza degli strumenti repressivi, quanto nella volontà di applicarli.
Per altro sino a quando in questo paese gli imputati e i condannati “eccellenti e di rispetto” potranno continuare a fare i comodi loro, ad insultare i loro giudici, ad irridere le sentenze e a dichiararsi “prigionieri politici” sarà sempre più difficile, forse impossibile, pretendere il rispetto della legalità e dello stato di diritto.
“Il pesce puzza dalla testa”, recita un antico e forse non politicamente corretto adagio popolare. Da noi, purtroppo, il pesce puzza dalla testa alla coda.