
ROMA – Nei prossimi giorni, 8 e 9 agosto, la Camera dei Deputati tornerĂ ad occuparsi della nuova disciplina della diffamazione.
Contrariamente al passato l’Iter di questa normativa è circondato da un silenzio che sembra sfiorare l’indifferenza.
Soddisfazione o rassegnazione?
Non vi Ă© dubbio che la nuova proposta abolisca il carcere per i cronisti, riveda la sanzioni, e introduca un primo timido tentativo di scoraggiare l’uso delle cosiddette querele temerarie come strumento di intimidazione preventiva.
Eppure restano aperte o risolte male questioni non banali.
La applicazione immediata ed integrale della rettifica non comporta la sospensione dei procedimenti a carico dell’editore, del direttore, del cronista.
Il temerario querelante pagherĂ multe davvero irrisorie, soprattutto quando ad utilizzare l’arma impropria saranno persone e gruppi, spesso di malavitosi, dotati di ingenti fortune.
Il GiurĂ per la autoregolamentazione, chiesto a gran voce dai giornalisti, Ă© stato stralciato.
Continua a sussistere l’idea che il direttore responsabile, nella stagione della multimedialitĂ , possa e debba controllare tutte le edizioni del giornale, comprese quelle on line.
Come se non bastasse le nuove norme sulla diffamazione e sull’obbligo di rettifica vengono estese anche alla rete, anche se i blog sono stati esclusi da questa previsione.
Davvero i giornali on line sono così facilmente equiparabili alla edizione cartacea?
La velocitĂ di composizione e di aggiornamento rende assai piĂ¹ difficile il controllo, soprattutto quando il flusso delle notizie e dei commenti non ha sostanzialmente tregua.
A questo proposito la norma così come é scritta ora, e come hanno fatto rilevare studiosi di livello quali il professor Guido Scorza, sembra applicabile anche ai blog ospitati dai giornali on line e persino ai commenti dei lettori.
Il legislatore pensa davvero che esista un umano che possa verificare l’immediato quantitĂ di materiale e, soprattutto di commenti che arrivano alle redazioni?
In questo modo si rischia solo di costringere le redazioni a levare spazio ai blog, e, soprattutto, ad escludere la partecipazione dei lettori alla discussione.
Naturalmente questo non significa dare il via libera alla fogna e ai professionisti della diffamazione, ma solo impedire che una norma di questo tipo possa, anche involontariamente, trasformarsi in una sorta di bavaglio applicabile oggi ai giornali on line, domani a tutti i blog.
Meglio sarebbe stralciare questa parte ed evitare di aprire la porta ad un precedente che potrebbe generare altri interventi ai danni della rete e dei suoi utenti.
Quando si affrontano questi temi, e per di piĂ¹ in un paese che continua ad occupare una ben triste posizione nelle graduatorie internazionali in materia di libertĂ di informazione, Ă© sempre meglio non incentivare gli ” Apprendisti stregoni”.
